4/12

Il Verismo fu il primo passo

NATURALISMO E VERISMO
Lo sviluppo di fine Ottocento
L'analisi oggettiva del
Naturalismo

La corrente italiana del
Verismo

Naturalismo e Verismo a
confronto

IL VERISMO SICILIANO
L'innovazione verista di Verga
Il pessimismo verghiano
L'identificazione con il personaggio
Capuana, il teorico del Verismo
La poetica del vero di Capuana
La Sicilia di De Roberto
De Roberto e "I Viceré"

Video sul Verismo
INDIETRO
 
   
   
         
     
IL VERISMO SICILIANO

          L’eterogeneità culturale degli
   italiani fu la prima scoperta
   all’indomani dell’Unità d’Italia (la
   nostra ricchezza). Il Verismo ebbe il
   merito di iniziare la conoscenza delle
   diverse identità regionali. Gli autori
   siciliani diedero il loro importante
   contributo (Verga, Capuana e
   De Roberto).

   

    Naturalismo e Verismo a
    confronto

     
     

 

 
 

Grazia Deledda nel suo studio romano

 

Giac83 - 25 settembre 2006
Foto da Wikimedia Commons

 







 II maggiori teorici del Verismo furono Luigi Capuana (1839-1915) e Giovanni Verga (1840-1922). Essi condividevano con gli altri scrittori del movimento di trovarsi a Milano. Nella città lombarda le teorie politiche ed ideologiche, oltre che letterarie, del Naturalismo francese avevano trovato grande diffusione. La città italiana era, in quel periodo, la più vicina all’Europa industrializzata (e quindi alla Francia) sia nello sviluppo economico che in quello sociale, era il terreno di coltura intellettuale idoneo ad accogliere una teoria come quella naturalista, propria dei tempi moderni.
La corrente francese d’origine positivista e realista, credeva che con il progresso scientifico l’umanità si sarebbe liberata dalla povertà e dalle ingiustizie. Grande risonanza a Milano ebbe proprio lo scrittore francese Émile Zola, che faceva della denuncia sociale la motivazione prima della sua opera letteraria. Romanziere “scienziato” , egli combatteva contro i mali della società borghese industrializzata, confidando nel progresso per il miglioramento delle condizioni dell’umanità.
Nasce con il Naturalismo il romanzo sperimentale. Lo scrittore si considera un intellettuale scienziato, che nella sua opera interviene sulla società contemporanea. Al centro della sua analisi scientifica, quasi una vera e propria dissezione, egli studia da una parte l’animo umano, con la sua psiche, variegata di debolezze e grandezze, e dall’altra l’ambiente dove si nasce e si  cresce, sviluppando il carattere e la personalità. Individuata la “malattia” si può intervenire sugli individui e sugli ambienti , estirpando il male e migliorando la società. Quella letteraria è un’opera d’analisi, con un preciso impegno sociale e politico, che può intervenire sulle scienze politiche, sociali ed economiche, migliorando l’intera società.

Prendendo le mosse dal pensiero positivista, il Naturalismo francese, adottando il punto di vista proprio dello scienziato, distaccato dall’oggetto scientifico, descrive oggettivamente le situazioni e i personaggi, ma non vietandosi la possibilità del commento, con giudizi a volte espliciti che impliciti. La narrazione è quella di un borghese colto, in una società abbastanza sviluppata.
La realtà descritta dai veristi è tutt’altra: i toni e i caratteri regionalistici, in un’Italia segnata dal ritardo dell'industrializzazione, soprattutto nelle aree meridionali, descrive, in pratica, la questione contadina, inquadrata in una situazione economica di forte arretratezza.
Il Verismo nasce negli anni settanta del XIX secolo in un’Italia da poco unificata, caratterizzata da problematiche importanti, come la questione sociale incentrata sui rapporti fra patronato e masse lavoratrici, il diverso sviluppo economico, le caratteristiche e le tradizioni stesse tipiche di realtà regionali differenti e, fino ad allora, separate da stati e governi autonomi. Disinnescando il pericolo di scontri sociali, il Verismo svolge il compito importante di far conoscere gli italiani fra di loro, con le loro differenze, ma, anche, con i loro problemi comuni. E in questo tentativo, con le loro teorie letterarie, riuscirono a innovare il metodo narrativo stesso e l’arte dello scrivere, in generale.

Il movimento italiano, pur essendo considerato di tipo naturalista, se ne distacca nettamente nella metodologia  del narrare. In primis il "Principio dell'Impersonalità", che, come abbiamo visto, risulta addirittura opposto nei due tipi letterari. Se i francesi risultano spregiudicati e chiari nel pensiero sul soggetto narrato, gli italiani, quasi una cinepresa, descrivono crudamente e apparentemente freddi le loro storie, dove il giudizio, tutto implicito, fatalmente appare al lettore, in un’evidenza tutt’altro che impersonale. Purtroppo, se i francesi, operando con la scrittura, sono ottimisti verso la possibilità di un cambiamento, con lo sviluppo degli eventi si può raggiungere la felicità;  i veristi hanno una visione, come detto, pessimista. Essi non hanno speranza alcuna di cambiare la classe sociale descritta, o di un riscatto delle classi popolari: la loro visione è dolorosa e, spesso, drammatica. Inoltre, se i naturalisti rivolgono la loro attenzione verso le grandi città industrializzate, e, quindi, verso operai ed inurbati, i veristi  preferiscono narrare di miseri paesi e delle campagne: i loro eroi sono contadini, pescatori e piccoli artigiani. 

 
 

HOME