La terminologia lingua
d’oc (che era parlata nel sud della Francia) o lingua d’oil
(utilizzata, invece, nel nord della Francia), prende le mosse dalla
divisione delle tre lingue (occitano,
francese e italiano) che Dante fece partendo
dalle rispettive particelle affermative: oc (che vuol dire sì in
provenzale) d’oil (nel volgare francese, divenuto il moderno oui)
e il sì in italiano. A sua volta l’òc deriva dal latino hoc,
mentre l’oil proviene da
hoc ille, sempre in latino. Tuttavia,
non tutti gli studiosi sostengono questa tesi. Alcuni, infatti,
affermano che la differenziazione in d’oc e d’oil esisteva già nel
Duecento, e che, quindi, Dante si sia limitato ad aggiungere la
lingua “del sì”, per indicare il volgare tipicamente italiano.
La lingua d’Oc
La lingua d’Oc è
sostanzialmente l’Occitano, una lingua romanza, parlata ancora da
circa due milioni di europei, ma è conosciuta da almeno otto milioni
di persone. Col tempo le aree interessate a questa lingua si sono
ristrette. Oggi l’occitano viene ancora parlato nel
sud della Francia,
nel Principato di Monaco, in Spagna nella catalana Val d'Aran e in
Italia nelle Valli Occitane del nord. Sempre in Italia esiste una
piccola comunità occitana, nel cosentino (in Calabria), nel comune
di Guardia Piemontese. Tuttavia, mentre in Italia queste isole
linguistiche vengono tutelate e protette (esiste il pericolo
dell'estinzione), in
Francia non si fa altrettanto. Addirittura, in Spagna, l’occitano, è
dal 2006, è lingua ufficiale regionale in Catalogna (nel Val d'Aran
dal 1990). Si è sviluppata, nel tempo, una vasta letteratura
occitana, che è andata oltre la grande ricchezza di varianti che la
lingua possiede. Esistono, infatti, ben sei dialetti e diverse norme
letterarie e grafiche. I sei dialetti che possiede sono: l'alverniate,
il guascone, il linguadociano, il limosino, il provenzale e il
vivaro-alpino.
Questa lingua orale, ancora in
uso, che è divenuta oggi anche lingua
amministrativa in
Catalogna, divenne, nel XII secolo, la lingua dei trovatori, che la
diffusero un po’ ovunque in Europa. In Francia e in Italia nel periodo medievale l’ccitano divenne in alcune zone lingua
amministrativa e giuridica, soppiantando lo stesso latino. In queste
aree, con l’avvento del francese e dell’italiano, l’antica lingua
progressivamente perse d’importanza. La svalutazione di queste
lingue ha portato al declino delle stesse. Oggi, invece, si tende
alla valorizzazione e quindi alla tutela, delle rimanenti aree
linguistiche, come patrimonio culturale.
La lingua occitana apparve
nelle scritture amministrative verso il 1300. Fino al Novecento
questo tipo di lingua era conosciuta come lingua d'oc
o provenzale. Oggi esiste la denominazione Linguadoca,
regione, appunto, del sud della Francia. Nella grammatica romanza
“Lingua d'oc”, “occitano” e “provenzale” erano sinonimi.
Attualmente, però, con il termine occitano si intende la definizione
linguistico-geografica dell’ampia area già descritta, mentre per
provenzale si indica la sola zona della Provenza, che era solo una
delle regioni in cui si parlava occitano.
La lingua d’oil
Questo tipo di lingua ha
una derivazione gallo-romana. Da essa si è formato l’odierno
francese. E’ stata ritenuta lingua ufficiale dell’intero territorio
dell’antica Gallia.
Nell'aprile del 1999, il Professor Bernard Cerquiglini ha
redatto un rapporto, in cui si classificano i vari dialetti francesi
(detti anche lingue
regionali) con la propria derivazione. In alcune
delle Isole
anglo-normanne, sotto amministrazione britannica o irlande, vengono
parlati degli antichi dialetti normanni, che localmente sono stati
riconosciuti come lingue regionali (il jersiais e il
guernesiais).
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