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Alcamo e la Scuola poetica siciliana

La lingua Volgare
Le lingue d'Oc e d'Oil
La Scuola poetica siciliana
La produzione lirica della Scuola
Giacomo da Lentini, il caposcuola
L'invenzione del Sonetto
Cielo d'Alcamo
Pier della Vigne
Altri poeti della Scuola
Il matematico Leonardo Fibonacci
Federico II e gli Svevi
Guelfi e ghibellini
 
Alcamo e la sua storia
Il castello d'Alcamo e le
antiche mura

Il castello di Calatubo
La Chiesa Madre ed altre chiese
Riserva naturale Bosco di Alcamo

Video su Federico II e la
Scuola siciliana

Video su Alcamo
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ALCAMO E LA SCUOLA SICILIANA

        Alla base dei grandi poeti
   toscani del Trecento (Dante, Petrarca
   e Boccaccio) vi è l’uso aulico del
   Volgare fatto dalla Scuola poetica
   siciliana alla Corte di Federico II di
   Svevia. Riscopriamola unitamente
   ad Alcamo, la città natale di Ciullo.

   

    Le lingue d’Oc e d’Oil

   
     
     

 

 

Un trovatore che suona la sua viella

 
Foto da Wikimedia Commons

 






 

La terminologia lingua d’oc (che era parlata nel sud della Francia) o lingua d’oil (utilizzata, invece, nel nord della Francia), prende le mosse dalla divisione delle tre lingue (occitano, francese e italiano) che Dante fece partendo dalle rispettive particelle affermative: oc (che vuol dire sì in provenzale) d’oil (nel volgare francese, divenuto il moderno oui) e il sì in italiano. A sua volta l’òc deriva dal latino hoc, mentre l’oil proviene da hoc ille, sempre in latino.  Tuttavia, non tutti gli studiosi sostengono questa tesi. Alcuni, infatti, affermano che la differenziazione in d’oc e d’oil esisteva già nel Duecento, e che, quindi, Dante si sia limitato ad aggiungere la lingua “del sì”, per indicare il volgare tipicamente italiano.

La lingua d’Oc
La lingua d’Oc è sostanzialmente l’Occitano, una lingua romanza, parlata ancora da circa due milioni di europei, ma è conosciuta da almeno otto milioni di persone. Col tempo le aree interessate a questa lingua si sono ristrette. Oggi l’occitano viene ancora parlato nel sud della Francia, nel Principato di Monaco, in Spagna nella catalana Val d'Aran e in Italia nelle Valli Occitane del nord. Sempre in Italia esiste una piccola comunità occitana, nel cosentino (in Calabria), nel comune di Guardia Piemontese. Tuttavia, mentre in Italia queste isole linguistiche vengono tutelate e protette (esiste il pericolo dell'estinzione), in Francia non si fa altrettanto. Addirittura, in Spagna, l’occitano, è dal 2006, è lingua ufficiale regionale in Catalogna (nel Val d'Aran dal 1990).
Si è sviluppata, nel tempo, una vasta letteratura occitana, che è andata oltre la grande ricchezza di varianti che la lingua possiede. Esistono, infatti, ben sei dialetti e diverse norme letterarie e grafiche. I sei dialetti che possiede sono: l'alverniate, il guascone, il linguadociano, il limosino, il provenzale e il vivaro-alpino.

Questa
lingua orale, ancora in uso, che è divenuta oggi anche lingua amministrativa in Catalogna, divenne, nel XII secolo, la lingua dei trovatori, che la diffusero un po’ ovunque in Europa. In Francia e in Italia nel periodo medievale l’ccitano divenne in alcune zone lingua amministrativa e giuridica, soppiantando lo stesso latino. In queste aree, con l’avvento del francese e dell’italiano, l’antica lingua progressivamente perse d’importanza. La svalutazione di queste lingue ha portato al declino delle stesse. Oggi, invece, si tende alla valorizzazione e quindi alla tutela, delle rimanenti aree linguistiche, come patrimonio culturale.

La lingua occitana apparve nelle scritture amministrative verso il 1300. Fino al Novecento questo tipo di lingua era conosciuta come lingua d'oc o provenzale. Oggi esiste la denominazione Linguadoca, regione, appunto, del sud della Francia. Nella grammatica romanza “Lingua d'oc”, “occitano” e “provenzale” erano sinonimi. Attualmente, però, con il termine occitano si intende la definizione linguistico-geografica dell’ampia area già descritta, mentre per provenzale si indica la sola zona della Provenza, che era solo una delle regioni in cui si parlava occitano.

La lingua d’oil
Questo tipo di lingua ha una derivazione gallo-romana. Da essa si è formato l’odierno francese. E’ stata ritenuta lingua ufficiale dell’intero territorio dell’antica Gallia. Nell'aprile del 1999, il Professor Bernard Cerquiglini ha redatto un rapporto, in cui si classificano i vari dialetti francesi (detti anche lingue regionali) con la propria derivazione.
In alcune delle Isole anglo-normanne, sotto amministrazione britannica o irlande, vengono parlati degli antichi dialetti normanni, che localmente sono stati riconosciuti come lingue regionali (il jersiais e il guernesiais).

 
 

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