Il termine “sonetto” ha origine dal provenzale sonet
(suono, melodia), all’armonia dei versi, infatti, si affiancava,
come nella canzone, un accompagnamento musicale. Gian Giorgio Trissino, già
riteneva che sonetto stava per "piccolo suono" e poiché “suono”
allora voleva dire canto, potrebbe essere tradotto in
“piccolo canto”.
La
sua metrica si sviluppa su quattordici versi endecasillabi, divisi
in due gruppi: il primo ("fronte") composto di due quartine, o a
rima alternata o incrociata e, il secondo ("sirma"), in due terzine
a rima varia. Un esempio della sequenza metrica di un sonetto, può
seguire lo schema: ABBA - ABBA | CDE – EDC,
oppure, ABAB- ABAB - CDE - EDC,
ma i possibili schemi possono essere molti, con varie disposizioni o
modifiche sostanziali del numero e tipo di righe. Giacomo
da Lentini, l’inventore, derivò la metrica probabilmente modificando
o una “stanza” di una “canzone” di allora, o, come sostiene Niccolò
Tommaseo, dell'unione di due strambotti, che erano componimenti
poetici formati da due ottave, ma che nel sonetto perdono la coppia
di versi finali. Di per sé il sonetto, come abbiamo visto, ha
schemi diversi nell’alternanza della rima, quindi è molto flessibile
secondo le necessità. Lo schema iniziale della Scuola siciliana,
tuttavia, venne modificato dal Dolce stil novo toscano, ed è quello
divenuto di riferimento nelle epoche successive.
Poiché nel
Duecento si dava molta importanza ai simbolismi, vedi i significati
impliciti contenuti nella Divina Commedia, alcuni studiosi hanno
avanzato l’ipotesi che la stessa metrica creata da Giacomo da
Lentini, possa nascondere simboli nascosti. Facciamo un esempio:
il numero 4 (le quartine) simboleggiavano la Terra con i suoi punti
cardinali e la materialità della vita; il numero 3 (le terzine),
invece, rappresentava il cielo, la santissima trinità e la
perfezione divina. L’unione del 4 con il 3, cioè il 7, indicava il
concetto di Universo, che non era altro che l’unione di Cielo e
Terra. Quindi il sonetto nasconderebbe in sé valore poetico e
filosofico insieme. Se il sonetto ha avuto grande importanza
nella letteratura italiana, è stato recepito e, a volte, anche
modificato. Lo troviamo nella letteratura portoghese, spagnola,
francese, tedesca e, non da ultima, inglese. In quest’ultima è stato
utilizzato da Milton e Shakespeare, che ne costruì la versione di
tre quartine e un distico conclusivo. In Italia il sonetto è
entrato prepotentemente nella letteratura con grande utilizzo anche
per generi diversi da quello lirico. Abbiamo il genere giocoso con
Cecco Angiolieri, o la la politica e la filosofia di Giordano Bruno
e di Tommaso
Campanella, oppue la satira della società e
dei costumi di Carlo Porta,
di Giuseppe Gioachino Belli e
di Trilussa. I più “integralisti” nell’uso della metrica
originale sono stati, tra gli altri, Sanguineti,
Zanzotto, Fortini o
Pasolini. E’ struttura nel genere del
prosimetro, (gruppo di scritti resi in prosa o in versi), come nella
Vita Nova di Dante Alighieri.
E’ stato applicato, anche, come "corona"
o "collana" di sonetti, come da Giosuè Carducci in Ça irà.
|