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Alcamo e la Scuola poetica siciliana

La lingua Volgare
Le lingue d'Oc e d'Oil
La Scuola poetica siciliana
La produzione lirica della Scuola
Giacomo da Lentini, il caposcuola
L'invenzione del Sonetto
Cielo d'Alcamo
Pier della Vigne
Altri poeti della Scuola
Il matematico Leonardo Fibonacci
Federico II e gli Svevi
Guelfi e ghibellini
 
Alcamo e la sua storia
Il castello d'Alcamo e le
antiche mura

Il castello di Calatubo
La Chiesa Madre ed altre chiese
Riserva naturale Bosco di Alcamo

Video su Federico II e la
Scuola siciliana

Video su Alcamo
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ALCAMO E LA SCUOLA SICILIANA

        Alla base dei grandi poeti
   toscani del Trecento (Dante, Petrarca
   e Boccaccio) vi è l’uso aulico del
   Volgare fatto dalla Scuola poetica
   siciliana alla Corte di Federico II di
   Svevia. Riscopriamola unitamente
   ad Alcamo, la città natale di Ciullo.

   

    Il Castello di Calatubo

   
     
     

 

 

Il Castello di Calatubo


 






 Il castello è un grande complesso di edifici e fortificazioni, stratificate nel tempo e di notevoli dimensioni, che si snoda lungo l’andamento sinuoso di un grande rilievo di roccia calcarea. La costruzione di esso iniziò, sicuramente, prima del 1093, quando il normanno Conte Ruggero stabilì i confini della diocesi di Mazara del Vallo. Viene citato nel Libro di Ruggero II, re normanno, scritto dal geografo arabo Idrisi, nel 1154.
La sua posizione è decisamente strategica. Costruito, probabilmente, su un piccolo insediamento arcaico, il castello domina, da un lato, il golfo di
Castellammare e, dall’altro, l'entroterra fino ad Alcamo e al monte Bonifato. Posto, inoltre, su vie di collegamento essenziali, controllava, altresì, lo sbocco marittimo di un ampio territorio, che andava da  Partinico a Segesta, molto fertile e produttivo. Purtroppo, oggi, il territorio circostante è stato alterato da un viadotto autostradale.

L’organizzazione del castello
Il suo ingresso principale, posto ad ovest del complesso architettonico. E’ caratterizzato da una rampa a gradoni, che porta alla zona medievale., turrita e, per lo più, originale. Sono di questo periodo il basamento della torre nord e della torre sud (con parte dell’elevazione). Prospicente al muro d'ingresso, si aprono due feritoie utilizzate dagli arcieri a difesa del castello. Le mura, vittime di un crollo, furono irrobustite ne Cinquecento, per volontà della famiglia De Ballis. I lavori eseguiti sono ben distinguibili dal precedente assetto della costruzione.
Fiancheggiato dalle due torri, si trova il grande portale, che conduce alla prima corte. Quest’ultima è caratterizzata da un lungo muro, chiuso nel lato sud, e dal prospetto del castello, che sovrasta il cortile. In questo spazio si trova una chiesa, fatta erigere ne XVII secolo dai baroni De Ballis. Lo conferma lo stemma apposto sull'architrave dell’ingresso. Da questa corte si passa alla seconda attraverso un portale presente sul muro ad est. La lunga forma allungata di questo cortile si caratterizza per una parete di roccia calcarea (su cui è stato realizzato il complesso) e da un altrettanto lungo corpo di fabbrica. Nei secoli recenti, quando il castello aveva perso la sua funzione di difesa, questo edificio fu ristrutturato internamente, con magazzini e ambienti dedicati alla produzione del vino omonimo “Calatubo”.
Il muro orientale della corte sale, scalando la roccia, alla terza cinta di mura, la più antica, posta sulla sommità del rilievo calcareo. Al suo interno so trova una torre allungata, dell’XI secolo. Un lungo camminamento collega tutte le parti del complesso, dalla più antica alla più moderna. L’edificio principale, che misura 7x21,50 m, è a due elevazioni ognuna di tre stanze. Al suo interno, pè conglobata l’originaria torre normanna, che si caratterizza per mura molto spesse. Sulla parte occidentale sono collocati ambienti residenziali aggiunti tra il XVII ed il XIX secolo.

Numerosi sono stati i restauri, le ristrutturazioni e le aggiunte realizzate nel complesso architettonico. Nel 1583, perduto l’uso militare della costruzione,  il castello fu trasformato in dimora signorile, con decisione dei baroni De Ballis, che vi risiedettero. Nonostante questo, per la sua grandezza e complessità, la fortezza non ha mai perso il suo carattere originale.
L’enorme importanza architettonica e storica del complesso dall'impianto medievale, che si evidenzia da un semplice sopraluogo, non ha portato nel corso degli ultimi anni ad una monumentalizzazione di esso. Anzi, l’incuria ed il totale abbandono in cui versa hanno portato a crolli (come per quasi tutte le coperture) ed ad un degrado (causato dalle intemperie) delle stesse strutture murature.

 
 

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