Ai piedi del
Monte Bonifato, alto 825 metri s.l.m., si trova l’abitato di
Alcamo. Esso è conosciuto, per lo più, per la presenza della pineta
e per la Riserva naturale Bosco di Alcamo. Diverse sono le
presenze architettoniche. Si va da quella di una necropoli
protostorica, con resti di un antico insediamento, ad una grande
cisterna (Funtanazza). Altresì, sono presenti ruderi medievali,
quali un’antica porta, che fa ipotizzare la presenza di cinte
murarie, e, sulla sommità, di un castello, fatto erigere dalla
famiglia Ventimiglia, feudatari della città sottostante, alla fine
del Quattrocento, ma che poi fu dismesso e abbandonato. Il monte
Bonifato ha anche un’importanza paleontologica. In una antica cava
di travertino, ormai dismessa, vi è una caverna dove sono stati
rinvenuti importanti fossili, inglobati nella roccia. I più
significativi sono quelli di un elefante nano (Elephas falconeri),
e quelli di uova sferiche e la corazza di una grande tartaruga di
terra. Sono stati trovati nel paleosuolo, i resti di un elefante più
grande, di taglia media (l'Elephas mnaidriensis).
Tutti i reperti si possono
ammirare nel Museo
paleontologico di Palermo.
L'accesso alla Riserva del
Monte Bonifato avviene attraverso una apposita strada comunale, su
cui sono poste nella parte bassa parecchie residenze di
villeggiatura. Il percorso della via è completamente illuminato,
fatta eccezione per l’ultimo chilometro, prima di raggiungere la
Riserva.
Dalla sommità del Bonifato si può ammirare uno
splendito panorama tutt’intorno. Si passa dai monti di Palermo verso
est e l'isola delle Egadi Marettimo verso ovest. Quando l’orizzonte è
più netto, si scorge anche Ustica verso nord e il Monte Cammarata
verso sud-est.
La
Riserva naturale
La
Riserva naturale Bosco di
Alcamo è stata
istituita nel 1984 dalla
Regione Siciliana, ed è, ovviamente, un’area naturale
protetta. Posta sul
monte Bonifato (una montagna di roccia calcarea), consta di
una superficie di 199
ettari.
Ha un’importanza
particolare per la
geologia e la paleontologia. Tra gli scopi istitutivi della Riserva vi è quello di
svolgere attività di
educazione all’ambiente.
Tale compito viene svolto in un
edificio situato in
prossimità dell’area protetta.
All’inizio del Novecento il monte Bonifato era abbastanza brullo,
presentando solo un piccolo boschetto sulla sommità, fatto
prevalentemente, da querce, lecci e roverella. Tuttavia negli anni
’30, iniziò un grande piano di riforestazione,
fatto, per lo più, di
pino marittimo (Pinus pinaster) e pino d'Aleppo (Pinus
halepensis).
Sopravvivono, tuttavia, anche macchie mediterranee di
essenze indigene, tra
le rupi, in zone dove
non è intervenuto l’uomo. quali,
come detto,
il leccio, il frassino e la roverella.
Si segnala anche la presenza dell’Euforbia, o di aree ricoperte dalla
locale
prateria
di ampelodesma.
Questo antico rimboschimento ha generato, sostanzialmente, il
bosco, collocato sulla parte settentrionale del monte. Intorno
all’area naturale si trovano campi coltivati, soprattutto, con
piante di vite. Nel bosco nidificano parecchie
specie di
piccoli
volatili, quali
il pettirosso, il verdone, la
cinciallegra, il verzellino e la cincia.
Tra i rettili, oltre alla classica lucertola, immancabile, vi è
il biacco,
una
serpe comune e la vipera.
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