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Alcamo e la Scuola poetica siciliana

La lingua Volgare
Le lingue d'Oc e d'Oil
La Scuola poetica siciliana
La produzione lirica della Scuola
Giacomo da Lentini, il caposcuola
L'invenzione del Sonetto
Cielo d'Alcamo
Pier della Vigne
Altri poeti della Scuola
Il matematico Leonardo Fibonacci
Federico II e gli Svevi
Guelfi e ghibellini
 
Alcamo e la sua storia
Il castello d'Alcamo e le
antiche mura

Il castello di Calatubo
La Chiesa Madre ed altre chiese
Riserva naturale Bosco di Alcamo

Video su Federico II e la
Scuola siciliana

Video su Alcamo
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ALCAMO E LA SCUOLA SICILIANA

        Alla base dei grandi poeti
   toscani del Trecento (Dante, Petrarca
   e Boccaccio) vi è l’uso aulico del
   Volgare fatto dalla Scuola poetica
   siciliana alla Corte di Federico II di
   Svevia. Riscopriamola unitamente
   ad Alcamo, la città natale di Ciullo.

   

    Giacomo da Lentini,
    il caposcuola

   
     
     

 

 

Giacomo da Lentini


 






 

Jacopo da Lentini, detto anche Giacomo da Lentini, faceva per mestiere il notaio, ma siccome era un funzionario nella corte di Federico II, sviluppò la sua parte creativa, il poeta, nella Scuola poetica siciliana, divenendone uno dei maggiori esponenti, tanto da essere universalmente accreditato dell’invenzione metrica del sonetto.
Era soprannominato "Il Notaro", tanto che Dante Alighieri lo cita con questo termine in un canto del Purgatorio della Divina Commedia. Altresì, appare come notaio della corte nel codice Vaticano Latino 3793, redatto alla fine del XIII secolo a Firenze, che, come abbiamo visto, è il testo più importante per quanto riguarda la scuola poetica. Di lui si possiedono diversi atti notarili, riferiti a varie città del Regno di Sicilia, retto da Federico II, datati tra il 1233 ed il 1240, oltre ad una sua lettera a papa Gregorio IX. Un documento, del 1240, cita tale "Iacobus de Lentino" (che si ritiene essere lui), comandante del castello di Garsiliato  di Mazzarino. Le informazioni riguardanti la sua vita sono comunque scarse.
Diverso il discorso per il Giacomo da Lentini poeta. Gli si attribuiscono 16 canzoni (di metriche diverse) e 22 sonetti, di cui due incerti. Il comune riferimento alla
poesia provenzale (nei temi e nelle forme), fu da lui rivisitata e trasposta tramite l’uso del volgare “siciliano” colto. Da lui (e dagli altri della Scuola) ebbe inizio la lirica d'arte italiana. Dante, nella Divina Commedia e nel De vulgari eloquentia, lo considera il "caposcuola" della cosiddetta Scuola Poetica Siciliana, e viene da Dante citato un suo componimento come esempio di uno stile chiaro ed ornato. L’importanza di Giacomo da Lentini si deduce anche dalla posizione di apertura nel Canzoniere Vaticano latino 3793.

La sua produzione lirica, come tutta quella della Scuola, si sviluppa tra il 1233 al 1241, quindi in un arco di tempo limitato. Tuttavia, la Scuola siciliana rappresentò, ai tempi, una grande novità, distinguendosi dalle altre metodologie, basate sulla lirica provenzale in lingua occitana, comune
nelle corti feudali dell’Italia del nord.
All’attività amministrativa che si svolgeva all'interno della Magna Curia di Federico II, si affiancò quella letteraria, culturale. Durante il suo regno, infatti, si ebbe un grande sviluppo intellettuale, artistico e scientifico, simile a quello che si ebbe, ma secoli dopo, nella corte dei Medici a Firenze nel rinascimento. La fondazione dello Studium napoletano, ha portato alla moderna Università federiciana di Napoli.
Numerosi furono i “colleghi” poeti di Giacomo nella Scuola. Per citarne alcuni: Rinaldo d'Aquino, Pier delle Vigne, Guido e Odo delle Colonne, Giacomino Pugliese, Jacopo Mostacci, l'Abate di Tivoli.

L’amore è l’unico tema trattato nella Scuola, secondo la
tradizione dell’amor cortese, dove la donna assurge a figura sublime, contenente in sé ogni valore e qualità, mentre, l’uomo, viceversa, è l'amante-vassallo, che denuncia la propria indegnità e nullità di fronte alla donna a cui si prostra.
Il tema dell’amore, tuttavia, viene declinato in maniera diversa. Utilizzando una raffinata retorica, abbiamo le disquisizioni teoriche, morali e filosofiche, sulla natura di esso, ma anche con sviluppi narrativi o dialogati. Vengono adottati, sotto il profilo tecnico, diverse possibilità stilistiche, che adottano le strutture metriche della canzone, della canzonetta popolaresca e del discorso, oltre all’invenzione originale del sonetto.

 
 

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