La cittadina di Alcamo, di
circa 46.000
abitanti, sorge a valle
del Monte Bonifato (raggiunge
gli 825 metri
s.l.m.), che ospita la Riserva naturale del Monte Bonifato. Si trova
a metà strada (circa 50 km)
tra le città di
Palermo e Trapani, che la comprende nella sua provincia. A nord, a
6 km dal centro urbano, si trova
la sua frazione più importante, Alcamo Marina, che si affaccia
direttamente sul mar Tirreno, al
centro del Golfo di
Castellammare.
Il toponimo "Alcamo" ha origini arabe.
Esistono due ipotesi. La prima lo fa risalire al nome del comandante
arabo che la fondò,
nell'828, di nome al-Qāmūq. La seconda lo fa originato dal termine
arabo al-qama, che vuol dire "terra fangosa" o "terra
fertile". Una leggenda racconta che la città fu costruita sulle
rovine di un’antica città romana, tale Longaricum.
Le due colline che appaiono
nello stendardo, sarebbero il simbolo delle due città, Longaricum
ed Alcamo. Il
famoso Libro di Ruggero II, redatto dal geografo arabo Idrisi, per
conto del re normanno, nel 1154, cita, per la prima volta l’abitato
di Alcamo. La chiama manzil ovvero "casale o gruppo di
case", distante un miglio arabo dal castello di Calatubo, i cui
ruderi si possono vedere nelle campagne del comune trapanese. La
fondazione araba sarebbe, comunque, provata da un documento del 1185
di un pellegrino
andaluso, che percorreva la strada che da Palermo portava a
Trapani. Sul suo diario di viaggio annotò del borgo di Alcamo, che
definì beleda: paese con un mercato e molte mosche.
L’antico borgo, diviso in quattro casali (S. Vito, S. Leonardo, S.
Ippolito e S. Nicolò), sotto il dominio arabo e poi normanno, era
abitato prevalentemente da una popolazione musulmana. Durante il
seguente periodo svevo, alla rivolta dei saraceni, Federico II
rispose con pugno di ferro, e la popolazione di Alcamo fu deportata
a Lucera. Lentamente l’abitato di Alcamo si cristianizzò.
Durante il periodo medievale si alternarono diversi feudatari di
diverse famiglie nobiliari, che realizzarono castelli possenti e
mura che circondavano il centro storico, per la difese dalle
incursioni dei pirati turchi. Nel XVI secolo vennero aperte ad
Alcamo diverse scuole, dove insegnò, tra gli altri dotti, il poeta
Sebastiano Bagolino (1562-1604). Sempre nel Cinquecento,
avvengono ad Alcamo alcune apparizioni della Madonna ed il prezioso
ritrovamento di un dipinto della Vergine. Verrà denominata Maria
Santissima dei Miracoli (1547). Fu un periodo di grandi
costruzioni architettoniche. Tra XVI e il XVII secolo, ad Alcamo
vennero costruite la Chiesa Madre e la ricostruzione della chiesa di
SS. Paolo e Bartolomeo. Vennero, inoltre, restaurate o completate
la chiesa di S. Oliva, la chiesa del Collegio e la chiesa di
San Francesco di Paola. La preziosa Chiesa Madre, progettata dagli
architetti Angelo Italia e Giuseppe Diamante, fu decorata con 38
affreschi, opera del pittore
fiammingo Guglielmo
Borremans (1699). Nel 1667, fu costruito, per volontà di
Mariano Ballo, il teatro Ferrigno. Successivamente venne chiamato
cine-teatro Euro. Oggi è conosciuto
come teatro Cielo
d'Alcamo.
Ciononostante, questo periodo di grande rinascita
architettonica e culturale, fu funestato da orribili pestilenze e
rivolte. Memorabile il morbo che si scatenò tra il 1574 e il 1575. I
numerosissimi cadaveri vennero sepolti nel cimitero di S. Ippolito.
Dopo le epidemie la città stremata ricomincioò a ripopolarsi nel
XVIII secolo. Alla fine di questo, Alcamo contava 13.000 abitanti.
Il poeta tedesco
Goethe nel suo grand tour in Sicilia, del 1787, appunta, nel suo
diario di viaggio, parole lusinghiera sulla cittadina di Alcamo.
Nella prima metà del XIX secolo scoppiano violente insurrezioni
popolari, con distruzioni, saccheggi, incendi ed omicide, sia per
motivi economici sia risorgimentali (1812, 1820, 1848, 1860). Nel 1829, vi fu una terribile pestilenza di colera.
Le rivolte per il raggiungimento dell’Unità d’Italia sono
portate avanti dalle famiglie alcamesi di Romano, Fazio e
Triolo di Sant'Anna. Nel 1860, Stefano e Giuseppe Triolo, con lo
sbarco di Giuseppe Garibaldi a Marsala, issano sul palazzo comunale
(costruito da poco, nel 1843) il tricolore (il 6 aprile 1860). Vengono inviati volontari
in soccorso dei garibaldini, che combatteranno la cruciale battaglia
di Calatafimi. Un altro debito di sangue pagato dagli alcamesi
furono i quattrocento morti nella prima guerra mondiale, e gli oltre
cinquecento che causerà l'epidemia influenzale, chiamata
"spagnola", del 1918. Il dopoguerra ad Alcamo fu durissimo, per
colpa dell'inflazione
monetaria, che creerà miseria e con conseguente
brigantaggio. Durante ul periodo fascista i cittadini di
Alcamo fecero richiesta per l’elevamento della città a capoluogo di
provincia. La proposta venne rigettata. Dopo la seconda guerra
mondiale, Alcamo ha registrato un grande ampliamento del tessuto
urbano e relativa popolazione. La zona maggiormente interessata
dall’espansione è quella ai piedi del monte Bonifato.
Tra la fine degli
anni ottanta e gli inizi dei Novanta, purtroppo, ad Alcamo scoppiò
una terribile guerra di Mafia. Si scontrarono due “famiglie”
mafiose, quella storica dei Greco e quella degli emergenti
corleonesi, guidata da Totò Riina, per il controllo delle aree
interessate. “Vinsero” questi ultimi, ma rimasero molti morti sul
selciato delle strade, di ambedue i gruppi, giustiziati nei continui
regolamenti di conti.
|