Quando, a partire dal 1929, l’illustre archeologo Paolo
Orsi, iniziò i primi scavi, emerse uno dei migliori esempi di domus, con
ambienti molto articolati, riccamente decorati da pavimentazioni musive,
probabilmente opera di maestranze africane altamente specializzate. Era
destinata a residenza privata. Si ritiene che il proprietario della villa si
possa identificare con C. Ceionio Rufo Volusiano, vissuto nel IV secolo, che
ricoprì le cariche di prefetto urbano e poi di console. Anche suo figlio
Ceionio Rufo Albino fu prefetto urbano e, nel 335 d. C., console. Sembra che
padre e figlio siano stati condannati all’esilio, così si crede si siano
ritirati nella loro proprietà siciliana, occupando ciascuno uno dei due
appartamenti riscontrabili nella distribuzione della villa che ci è
pervenuta.
Ceionio Rufo Albino era uno dei più noti intellettuali del suo tempo. In una
iscrizione ufficiale è appellato “philosophus”. Per questo motivo è
possibile trovare denominata questa domus come “Villa del filosofo”. A parte
l’elevato livello culturale del suo proprietario, la villa costituiva il
cuore per la conduzione di un imponente latifondo agricolo. I suoi prodotti
erano smerciati nello Statio Philosophiana, una delle stazioni che
costituivano i nodi nevralgici delle grandi vie di traffico mercantile.
Fino ad allora erano i grandi abitati a costituire i centri di mercato, ma
gli interessi via via si spostarono in corrispondenza dei grandi latifondi.
Non a caso a soli a 5 km dalla villa, gli archeologi hanno rinvenuto i resti
di un villaggio che ebbe il suo periodo di massima espansione proprio nel IV
e nel V sec. d. C., identificato proprio come lo statio Philosophiana. Fu
tra il IV ed il V secolo che la Villa del Casale visse il suo massimo
splendore., per decadere in seguito con le invasioni dei Vandali e dei
Visigoti. Nonostante gli ingenti danni, continuò a svolgere la sua funzione
fino agli inizi dell’epoca normanna (sec. XII) , quando rovinò
definitivamente ed addirittura scomparve persino dalla vista,
successivamente sepolta dalla fanghiglia di un’alluvione. Oggi,
perfettamente restaurata, si può visitare all’esterno ed all’interno. Si
ammirano la basilica e le terme, come si può percorrere, grazie ad opportune
passerelle, le varie sale che si affacciano sul peristilio ed il giardino
centrale.
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