Gmelfi - 2 Aprile 2008
1/3 | ||||||||||||||||
A Noto (Siracusa) in Località Caddeddi, alla foce del fiume Tellaro, nel 1971, infatti, all’interno di un terreno appartenente ad una fattoria, sono stati intrapresi degli scavi che hanno portato alla luce i resti di una villa romana di tarda età imperiale, datata intorno alla seconda metà del IV sec. d. C. Descrizione dell’impianto. La villa sorge su una leggera elevazione del terreno sulla destra del fiume Tellaro, in prossimità della sua foce. L’impianto della villa è di forma quadrata e si sviluppa intorno ad un peristilio colonnato di forma quasi quadrata (20 m circa per lato). Il pavimento del peristilio è decorato da un mosaico. Intorno al peristilio si aprono una serie di ambienti non ancora interamente scavati. L’ambiente che si estende al centro del lato sud del peristilio è di forma absidata. Le strutture dell’edificio, allo stato attuale degli scavi, sembrano svilupparsi maggiormente verso nord. Sulla porta nord del peristilio, infatti, si aprono una serie di ambienti. In alcuni di questi sono stati rinvenuti pregevoli mosaici pavimentali. Decorazioni . All'interno, il pavimento del peristilio è decoratola un mosaico che rappresenta una serie di medaglioni circondati da corone di foglie di alloro. In uno degli ambienti che si trovano a nord del peristilio si trova un mosaico che rappresenta una scena mitologica: il riscatto del corpo di Ettore da parte del padre Priamo. Lo schema iconografico usato è inedito, infatti, non si basa sul celebre passo di Omero. Si pensa che l’episodio raffigurato fosse così descritto nella perduta tragedia di Eschilo “I Frigi”. Al centro è raffigurato il cadavere di Ettore mentre viene pesato sul piatto di una grande stadera che sull’altro piatto ha dell’oro. Sulla sinistra sono riconoscibili, grazie ai nomi scritti in greco, Odisseo, Achille e Diomede. Sulla destra sono rappresentati Priamo ed i Troiani. In altri ambienti sono raffigurate figure di animali, un satiro ed una menade, circondati da girali d’acanto, un kantharos colmo di frutta. In un altro ambiente a nord del peristilio si trova un mosaico con scene di caccia delimitate da fasce a meandro con riquadri di volatili. Le scene rappresentate sono organizzate su quattro registri. Nel registro superiore sono rappresentati un cacciatore, una pantera in gabbia, altri cacciatori e tre fiere in lotta. Nel secondo registro sono raffigurati sei cacciatori stanti che fanno da schermo per la cattura delle fiere; un altro cacciatore che ha ferito un leone che ha ucciso un'antilope e due arcieri. Nel terzo registro sono rappresentati una figura femminile (forse personificazione di Cartagine o dell’Africa), tre uomini di cui uno con il bastone a “tau”, che è simbolo di comando, gabbie poste su carri trainati da buoi e una tigre che assale un uomo barbuto. Nel quarto registro è rappresentata la scena di un banchetto. Sei commensali si trovano attorno ad uno stibadium (divano o letto semicircolare da pranzo) posto sotto una tenda. Sullo stibadium si trova un vassoio con un gallinaceo. A destra e a sinistra sono rappresentate scene con cavalli, servi intenti a squartare una bestia, ad alimentare un fuoco o a preparare ceste con vivande. E’ importante notare che le scene di caccia rappresentate in questo mosaico sono molto simili a quelle della “Piccola Caccia” di Piazza Armerina, e che il personaggio che tiene il bastone a “tau” compare anche nel mosaico della “Grande Caccia” sempre di Piazza Armerina.
|
||||||||||||||||
|