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La villa romana del Tellaro, identificata al di sotto di una masseria sette-ottocentesca e indagata a partire dal 1971, si sviluppa attorno a un corpo centrale con peristilio quadrato, di circa 20 metri per lato, a Nord del quale è possibile ammirare una pavimentazione a mosaico con losanghe e spirali, preludio alla preziosa decorazione degli ambienti che da esso si dipartono. I tre vani settentrionali, che conservano tratti dei muri perimetrali, infatti, sono arricchiti da mosaici di eccezionale perizia tecnica e disegnativa, con tessere di dimensioni anche inferiori a quelle adoperate negli analoghi allestimenti della Villa del Casale. Fra questi pregiatissimo è il mosaico con la scena iliadica del riscatto del cadavere di Ettore, inquadrata da un'avvolgente spirale di possenti animali. Al centro della composizione musiva, attraverso un'iconografia del tutto originale, è una bilancia che reca su un piatto gli ori del riscatto offerti da Priamo, sull'altro il corpo dell'eroe troiano, di cui restano visibili solo i piedi. Immediatamente riferibili ai mosaici della "stanza della Piccola Caccia" della Villa del Casale sono invece le scene che arricchiscono il terzo ambiente da ovest, incorniciate in una fascia con meandri e volatili per un'estensione in superficie di sei metri e quaranta per sei metri e quaranta. Anche in questo caso, così come in quello di Piazza Armerina, i riferimenti immediati sono all'area africana proconsolare. Tali mosaici, dopo un lunghissimo restauro ad opera della Soprintendenza di Siracusa, sono stati per la prima volta esposti al pubblico nell'estate 2003 a Noto, per poi essere ricollocati nel sito di ritrovamento grazie a un sovvenzionamento della provincia regionale di Siracusa.
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