|
4/4 | ||||||||||||||||
Le forti analogie costruttive di queste tre ville, la loro affine cronologia, la posizione nevralgica all'interno del tessuto stradale isolano, nonché la grande profusione di decorazioni, soprattutto pavimentali musive, rimandano inevitabilmente all'assetto socio economico della Sicilia di epoca tardo imperiale. Già dal II sec. d.C., ma in maniera sempre più cospicua dal IV sec. d.C., la classe senatoria romana, ormai "contaminata" da vari ceti sociali, aveva "patrimonia sparsa per orbem", a quanto afferma Ammiano Marcellino, ultimo grande storico di Roma. In questi patrimoni erano verosimilmente incluse anche le grandi ville siciliane di dimensioni scenografiche, parte integrante dunque di una geografia patrimoniale diradata che permetteva alla classe senatoriale una gestione dei profitti indipendente dalla resa fondiaria congiunturale. Spesso infatti i terreni erano preventivamente dati in gestione indiretta tramite un affitto delle terre previo pagamento anticipato, che scongiurava per il senatore impoverimenti devastanti dettati da improvvise carestie. A seguito di questa gestione indiretta, spesso, il reale proprietario del complesso suburbano non conosceva direttamente il suo podere e non si era mai recato nella sua villa, ma la faceva ugualmente impreziosire con costose decorazioni, sorta di status symbol per una classe senatoria in forte crisi. Bisognava infatti tenere alti gli standard di vita, ostentando un lusso che mascherava una realtà politica di progressiva estromissione del ceto senatorio dai quadri dirigenti, in atto già dall'età costantiniana. A questi fattori si aggiunse poi un evento di politica estera decisivo per il fiorire e lo smisurato accrescersi delle dimensioni di queste ville suburbane e per il ripotenziamento della Sicilia ai fini dell'approvvigionamento annonario di Roma. Infatti nel 439 d.C. Genserico, re dei Vandali, entrò a Cartagine e generò una situazione di forte tensione con il debole imperatore Valentiniano III: a livello economico, infatti, da Costantino in poi era proprio l'Africa a rifornire in massima parte l'area occidentale dell'Impero per la produzione cerealicola. Fu proprio per far fronte alla crisi alimentare determinata dalle scorrerie vandaliche in Africa che la Sicilia rafforzò il sistema di sfruttamento del territorio rurale tramite il potenziamento degli assi viari che collegavano tra loro non più le grandi realtà urbane dell'isola, ma le sontuose ville rurali che divennero veri e propri epicentri gestionali di grandi latifondi ove si svolgeva una fervente attività agricola e commerciale.
|
||||||||||||||||
|