Clemensfranz - 2 Giugno 2006 |
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La storia di Adrano è racchiusa nel suo castello, anzi è il castello stesso. Fu edificato, dicono, su una torre di difesa greca, dagli arabi o forse dai normanni, se si tiene in conto la tradizione. Fu abitato dalle potenti famiglie che governarono la contea, come Sclafani e Moncada, e proprio da Giovan Tommaso Moncada, nel XV secolo furono attuati i lavori che gli hanno dato l’aspetto che oggi ammiriamo, avendone restaurata l’antica torre circondandola di un bastione di difesa con quattro torricciole angolari. Nel Seicento venne adoperato come carcere, subendo la sorte di tante fortificazioni dell’Isola. Rovinò, persino, colpito da un disastroso terremoto e come conseguenza rimase disabitato ed esposto alle intemperie. Quando infatti l’abate benedettino Vito Amico nel 1757 scriveva di Adrano, nel suo fondamentale Lexicon Siculum, non poteva che annotare: "Il castello è crollato nei soffitti, è disabitato; solo il pianterreno è abitato a carcere". In condizioni sempre peggiori il castello è arrivato fino al 1958, anno in cui l'edificio è stato dichiarato pericolante. A partire dall’anno successivo i lavori di restauro da parte delle Sovrintendenze di Siracusa e di Catania, lo hanno reso fruibile dal pubblico grazie all’istituzione di un Museo. Dal 1999 il Museo è passato sotto la cura dell’assessorato per i Beni culturali e ambientali della Regione Siciliana, che ne ha avviato un progetto di riorganizzazione e un nuovo allestimento. Nelle sue sale si possono ammirare i reperti di una storia millenaria, che richiama alla memoria la città sicula del Mendolito e quella che si sviluppò con l’integrazione dei coloni greci o meglio della “greca” Siracusa sotto il tiranno Dionisio il vecchio. Questa integrazione fra popoli diversi, per cultura, per religione, è testimoniata dal nome stesso della città, che d’allora fu chiamata Adranon, in onore del dio siculo Adranos, venerato in questi luoghi da tempo immemorabile.
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