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Spesso il nome di una città ci fornisce una chiave di lettura per meglio conoscere la sua storia e i miti ai quali era legata. E’ il caso di Adrano, anticamente chiamata Adranon, in onore del dio siculo Adranos, venerato in questi luoghi da tempo immemorabile. Al dio fu dedicato un santuario, visitato in continuazione da una gran folla di fedeli. All’interno del tempio era il simulacro del dio, rappresentato con una lancia in mano per sottolinearne il carattere guerriero. Il giorno in cui, racconta Plutarco, le porte del tempio si spalancarono prodigiosamente all’improvviso e la statua (per il repentino movimento d’aria) cominciò ad agitare la lancia, gli adraniti capirono che dovevano appoggiate Timoleonte. A capo di un corpo di spedizione armato era stato inviato da Corinto (in Grecia) a ricacciare i Cartaginesi nella Sicilia occidentale dalla quale tentavano, e mai ci riuscirono, di espandersi nelle aree della Magna Grecia. Ci sono però studiosi, come Ciaceri, i quali sostengono che Adranos rappresentasse più appropriatamente un nume tutelare, personificazione dell'Etna, "che sublime e maestoso domina tutta l'isola quasi ci stesse a guardia e protezione". Eliano riporta che il tempio dedicato ad Adranos era custodito da un migliaio di cani, forse i cirnechi dell’Etna se non fosse per la mole che dicevano enorme. La leggenda racconta che i cani accoglievano con grandi feste i pellegrini carichi di doni, e di notte, se questi si erano attardati in qualche taverna e ubriachi non trovavano la strada del ritorno, li riaccompagnavano a casa. Ma questi cani avevano capacità divinatorie, perché azzannavano bugiardi e spergiuri, ladri intenzionati a far bottino degli ex voto lasciati nel tempio. Capacità divinatorie, puntualizza Santi Correnti, che solo i sacerdoti del santuario della dea Ibla a Paternò sapevano esercitare. Sicilia delle meraviglie: ogni città è un luogo singolare.
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