Chiunque
abbia condotto studi sulla storia di Messina non riesce in genere a sottrarsi, dopo avere
acquisito consuetudine con le fonti e i documenti che hanno fatto giungere fino a noi le
memorie civiche, alla sensazione che la città, nonostante le profonde ferite che le sono
state inferte dalla natura e dagli uomini, mantenga a tuttoggi unaura
derivante assai probabilmente da quello che, con una certa approssimazione, potrebbe esser
definito il suo Genius Loci, non già inteso nel senso che gli antichi vollero
conferire al termine bensì come potente metafora per adombrare il luogo virtuale in cui
il mito e la storia trapassano luno nellaltra e viceversa, in un perenne e
proficuo travaso di forme e di contenuti. E tutto ciò Messina riesce ancora, seppure non
sempre e in ogni caso non per chi la guardi con occhi distratti, a trasmettere in forza
della condizione di palinsesto che la sua configurazione territoriale è venuta
acquisendo a causa delle violente trasformazioni subìte per motivi sismici o bellici. Si
intende insomma sostenere che accanto alla Messina piatta e banale che si è consegnata al
nuovo millennio, continua forse ad esistere e a pulsare una Messina sotterranea, sorta di doppio
della città ancora in grado di testimoniare degli eventi che in essa ebbero luogo e dei
miti che intorno ad essa si elaborarono in quella che Vico definisce letà della
sapienza poetica. |
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