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 Bullet7blu.gif (869 byte) Messina e il suo "Genius loci"
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 Idee da concretizzare
  
PROPOSTA PER L'ISTITUZIONE DI UN MUSEO
  COMUNALE DELLE MACHINE FESTIVE
 

Per saperne di più  

 
   
 
  I segni di un
  "passato  importante"
   
     
     

Testo di Mario Sergio Todesco


 

 
Immagini della processione del 15 Agosto a Messina.
Dopo i danni subiti dal terremoto del 1908, la machina della Vara venne restaurata, sotto la consulenza di Gaetano La Corte Cailler , per apparire nuovamente in pubblico nel corso delle feste del Mezzagosto del 1926.
 
foto Giangabriele Fiorentino



 







 
Spacciati a lungo per oggetti pittoreschi, buoni come merce folkloristica da fare consumare ad un pubblico di turisti annoiati o distratti, la Vara, i Giganti ed il Cammello si rivelano all’antropologo interessato alla ricostruzione di alcuni tratti culturali della città di Messina, come manufatti pregnanti attraverso i quali è possibile misurare in tutto il loro spessore alcune fondamentali strategie di cui la comunità messinese ha fatto uso nel corso della sua secolare storia per conferire senso al proprio universo.
Una rivisitazione delle vicende che hanno segnato l’esistenza di questi importanti emblemi cittadini può costituire una preziosa occasione di esercizio della memoria storica, riscattando le machine festive messinesi dalla patente di lievità e di insignificanza ingiustamente loro attribuita dai cultori della histoire événementielle, se è vero, come sosteneva Ernesto de Martino, che "non tutte le cose che abbiamo reso lievi meritavano di diventarlo, ed in ogni caso il lieve ed il grave non appartengono alle cose in sé, ma sono sempre di nuovo ridistribuibili nella trama della realtà in funzione di certi problemi presenti che stimolano a scegliere il passato importante".

Si ritiene pertanto che sia oggi giunta a maturazione la consapevolezza della grande valenza socio-culturale di quello che potrebbe esser definito un Museo del Genius Loci, ove si possano raccogliere e conservare tutti i documenti, di varia natura, relativi alle origini, alla storia, alla cultura dell’area dello stretto visto come straordinario coagulo di elementi che provengono dalle scienze naturali e naturalistiche, dalle discipline antiquariali e archeologiche, dall’urbanistica, dalla storia dell’arte, dall’antropologia, dalla varia e articolata attività fabulatoria esercitatasi negli ultimi duemilacinquecento anni intorno a tale sito. E’ indubbio che tale proposta conoscitiva, ma anche, per così dire, di educazione all’identità, rivolta ai cittadini messinesi di qualunque livello culturale e di qualunque fascia generazionale, avrebbe senz’altro, per lo meno, il merito di fornire a quanti non si siano ancora rassegnati alla opacità che oggi contraddistingue la città un quadro di riferimento alto, non banale, utile in definitiva a stimolare la pratica della memoria e il gusto dell’utopia. E’ altrettanto indubbio che il primo nucleo di tale articolato progetto museale debba essere il più volte menzionato e vagheggiato ma mai fino ad oggi concretamente avviato Museo Comunale delle Machine festive.

 
 

       

 

 

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