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LA CITTA' DI AGRIGENTO
Bullet7blu.gif (869 byte) La fondazione di Akragas
Bullet7blu.gif (869 byte) Pindaro, Empedocle e la cultura in Sicilia
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Atene e Cartagine minacciano l’isola

Bullet7blu.gif (869 byte) Il periodo romano

Bullet7blu.gif (869 byte) La nuova decadenza della città

Bullet7blu.gif (869 byte) Il centro storico di Agrigento

 

Bullet7blu.gif (869 byte) La cinta muraria e la struttura difensiva
Bullet7blu.gif (869 byte) La Valle dei Templi di Agrigento
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Il Museo Archeologico
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Gli eventi culturali agrigentini
Bullet7blu.gif (869 byte) Gli eventi culturali agrigentini/2
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LA CITTA' DI AGRIGENTO
    
« Te invoco,
  
città di Persefone, città
   la più bella fra

                        
[quante
   albergo son di uomini, o amica del
                         [fasto ...
»
   (Pindaro, dodicesima ode pitica)
   
    Il periodo romano    
     
     

 
 

Tempio di Giunone (Temple de Junon), Agrigento

 

poudou99 - Settembre 2008
 

 

 

da Wikimedia Commons

 

Per un breve periodo, tra il 286 e il 280 a.C., sotto la tirannide dell'agrigentino Finzia, la città riprese la sua libertà dalle diverse sfere d’influenza politica. Questo operò militarmente, soprattutto, verso la parte est della Sicilia. Distrusse definitivamente Gela, deportandone gli abitanti a Finziade, da lui fondata (nel sito dell'attuale Li­cata). Dopo la morte del tiranno. Agrigento sperò nella spedizione di Pirro, che però non ebbe fortuna. La città siciliana rimase fatalmente in mano cartaginese e fu punto di scontro nella prima e nella seconda guerra punica. L’esercito cartaginese elesse Agrigento come base delle loro operazioni di guerra. Fortificarono le mura e vi si stabilirono. A tali manovre i romani risposero mettendo sotto assedio la città per oltre cinque mesi. Dall’Africa giunse allora un secondo esercito, che tentò di prendere a tenaglia i romani. Questi, capitanati dai consoli romani Lucio Postumio e Quinto Mamilio, sbaragliarono il nemico, che abbandonò di notte Agrigento. I vincitori entrarono in città indisturbati saccheggiandola e facendone schiavi gli abitanti.

Per altre due volte, nelle vicende alterne delle guerre puniche, la città fu riconquistata dai romani: nel 255 e, definitivamente, nel 210 a.C con la fine delle ostilità. Akragas sotto il dominio romano ebbe il nome latinizzato di Agrigentum. Nel 207 a.C. giunsero coloni romani, e poi in epoca augustea. Agrigento perse ogni importanza politica, rientrando nell’immenso impero romano. Il lungo periodo di stabilità e pace, ne consentì un lento ma progressivo sviluppo.

La città, nell’amministrazione romana della Si­cilia, era «civitas decumana », pagava, cioè, un tributo annuale.  Mantenne, però, magistrature cittadine di tipo greco.

Del periodo romano rimane traccia archeologica nell’area presso la chiesa di San Ni­cola, dove è stata rinvenuta una cavea (del II o III secolo a.C.), probabilmente utilizzata per le riunioni dell'assemblea popolare.

Nel I secolo a.c. anche Agrigento soffrì delle ruberie di Verre, il quale dopo aver fatto rubare d'al tempio di Esculapio una statua di Apollo dello scultore Mirone, tentò di impossessarsi anche della grande e venerata statua di Ercole nel tempio a lui dedicato. Fallì miseramente per l’intervento dei cittadini che scacciarono i soldati di Verre.

In età imperiale, Agrigento conobbe un grande sviluppo, dovuto, non solo dell’ingente produzione agricola, ma anche dell'industria dei prodotti tessili e quella dell'estrazione dello zolfo. Tutte questa produzione passava attraverso il suo porto, nell'emporio, citato da Strabone e To­lomeo. Anche Plinio sottolinea la sua importanza come «statio» terminale.

L’opulenza e la magnificenza del periodo imperiale ad Agrigento è comprovata dal rinvenimento di abitazioni private romane rimesse in luce nel Quartiere ellenistico-romano, ricche di pitture parietali e mosaici policromi.

 
 

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