Se vi sono stati ritrovamenti dell’età romana, è in periodo arabo
che la città diviene una delle fortezze più rilevanti della Sicilia
orientale. La sua importante eredità passò, quindi, ai normanni.
Il
geografo arabo
Edrisi,
che faceva parte della
corte di re Ruggero il Normanno,
nel 1154, scrive
così di Hisn al-Genūn (“Castello dei Genovesi”): “Il
castello di Caltagirone sorge imponente sulla vetta di un monte
inaccessibile; nel suo territorio si estendono campi coltivati a
perdita d'occhio”.
La denominazione usata da Edrisi si deve alla presenza
di una nutrita colonia di Genovesi giunti a Caltagirone già nel
1040. Essi, appoggiando il conte Ruggero durante l'assedio di
Rocca di Judica,
in mano araba, si videro premiati con i territori di
Judica, Fetanasimo, Regalsemi e Camopietro.
Ciò portò la cittadina ad un maggiore livello economico, che, a sua
volta, permise la costruzione di architetture di grande pregio
artistico.
Caltagirone prese parte alla sollevazione popolare
del Vespro siciliano contro gli Angioini. Durante l’assedio di
Messina, il
nobile Gualtiero
di Caltagirone
fu tra i primi a richiedere l’intervento
di re Pietro d'Aragona.
Cospirando, tuttavia, anche durante l’avvento
dal nuovo monarca, Gualtiero, fu decapitato in Piazza San Giuliano
nel 1283.
La città, caduta in
disgrazia, ben presto tornò nei favori della corona, quando,
aiutando il
re di Sicilia
Giovanni II di Aragona
nelle sue imprese militari, fu rinominata da lui città demaniale.
Egli stesso fu incoronato re di Sicilia, nel castello di Caltagirone
nel 1458. Altri privilegi le furono concessi da
Giovanni di Trastamara e Ferdinando il Cattolico.
Sempre nel XIV secolo, si formò in città una piccola colonia di
ebrei, molto attivi sotto il profilo dell’arte tessile e creditizio.
Si formò un quartiere,vicino a quello di San Giuliano, oggi chiamato
"Via Iudeca", apportando ricchezza a ricchezza. Nel
1492,
tuttavia, durante la dominazione aragonese, gli ebrei furono
perseguitati e scacciati dalla Sicilia: la città ne soffrì
economicamente, ma anche culturalmente.
Nei
secoli XV-XVII, la produzione ceramica, che non aveva mai
abbandonato la città, esplose in una vertiginosa ascesa produttiva.
Fu l’età d’oro della "Città della ceramica". Furono portati avanti,
dato il benessere, grandi lavori di chiese, collegi e conventi, di
uno dei migliori ospedali siciliani, e la città si dotò, persino, di
una propria
università con le facoltà di giurisprudenza,
filosofia e medicina. Nulla sembrava ostacolare l’ascesa
di Caltagirone. Nel 1693, tuttavia, tutta la Sicilia sud-orientale
venne interessata da un terribile terremoto che la rase al suolo,
contando oltre 100 mila vittime. Ciò nonostante, in pochi anni la
cittadina fu ricostruita, assumendo l’aspetto odierno in prezioso
stile Barocco siciliano (come d’altronde l’intera Val di Noto).
La città ha dato i natali a grandi personaggi divenuti storici,
come, ad esempio, a
Don Luigi Sturzo
(ma anche a Mario Scelba o Silvio Milazzo), fondatore del movimento
politico di marca cristiana. Oppositore del regime fascista sin
dagli inizi, dovette divenire esule
prima a Londra e
poi a New York.
Vittima di pesanti bombardamenti durante la Seconda Guerra mondiale,
nel corso del successivo dopoguerra, Caltagirone, come per tutto il
sud Italia, fu vittima dell’esodo della popolazione verso il nord
della penisola e europeo. L’arte ceramica e i bellissimi monumenti
della città hanno fatto rinascere il comune, oggi meta di un
importante flusso turistico. Le sue 50 chiese, le numerose ville
nobiliari e i suoi musei (ad esempio il museo regionale della
ceramica, la Mostra dei
pupi siciliani,
e la Galleria Civica d'Arte Contemporanea) l’arricchiscono di vere
bellezze tutte da ammirare.
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