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Pitrè ed il museo etnografico di Palermo

L'antropologia culturale
L'etnologia e l'etnografia

Giuseppe Pitrè, etnografo
per scelta

Pitrè e Salomòne Marino
Il museo etnografico di Palermo
Le sezioni del Museo
Le fiabe di Giufà
La Mostra etnografica (1891-1892)

Video etnografia siciliana
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GIUSEPPE PITRE'

     Pochi sanno che alla base del
   verismo siciliano vi furono le ricerche
   di Giuseppe Pitrè. Questi, tra i primi
   etnografi al mondo, svolse
   approfonditi studi sul folclore siciliano
   di metà Ottocento. Oggi, il prezioso
   patrimonio è messo in mostra nel
   museo etnografico di Palermo, da lui
   fondato.

   

   Il museo etnografico di
   Palermo

     
     

 

 
 

Il museo alla Favorita in restauro.

 

Enzian44 -  2007
Foto da Wikimedia Commons

 







 Il Museo Etnografico Siciliano di Palermo fu fondato, nel 1909, da Giuseppe Pitrè, ricercatore etnologo. Lo studioso vi custodì il grande materiale raccolto tutta una vita sul folclore siciliano, che ne è la base tutt’oggi. Per tale motivo il museo venne a lui. dedicato.
Al momento della fondazione da parte del Pitrè, il museo consisteva in quattro sale della vecchia costruzione
del Collegio dell’Assunta di via Maqueda. Lo spazio a disposizione era assai limitato, mentre il patrimonio a disposizione era molto più ingente. Fu impossibile aprire il museo al pubblico. Questo perdurò anche dopo la morte del Pitrè, finché, nel 1935, non vi mise le mani Giuseppe Cocchiara, che, resosi conto della situazione, trasferì il museo nel Parco della Favorita, in una delle dipendenze della Casina Cinese. Avendo maggiore spazio a disposizione, il Cocchiara suddivise le collezioni in diverse sezioni, così come era nelle intenzioni dello stesso Pitrò.

Attualmente il museo si divide su due sedi separate: quella nel Parco della Favorita (Viale Duca degli Abruzzi) e quella nel Palazzo Tarallo, nel quartiere dell'Albergheria (Via Delle Pergole).
La seconda sede nello
storico Palazzo Tarallo di Ferla - Cottone d’Altamira è una recente acquisizione del museo, aperta solo nel 2007.  Al suo interno sono collocate delle collezzioni “aggiuntive” su alcuni aspetti etnologici della Sicilia. Ad esempio: il teatrino dell’Opera dei Pupi oppure portantine e mobili del XVIII secolo. E’ ospitata anche una parte della biblioteca, contenente la storia, le tradizioni popolari e tutta l’architettura siciliana.

La sede principale del museo etnografico, nel Parco della Favorita, è inserita in un bellissimo giardino aperto alle visite gratuitamente.
In questa sede sono aperte al pubblico oltre trenta sale al piano terra, attrezzata con biglietteria e spazio informazioni. La costruzione al primo piano ospita gli uffici amministrativi e i magazzini delle opere non esposte della collezione.
Il complesso delle sale ospita ben 20 sezioni, più una sale con la ricostruzione di una cucina borbonica.
Il museo è ricco di
circa 4.000 oggetti, di cui 1.500 appartenenti alla collezione del Pitrè, più molti altri provenienti dall'ex Museo Nazionale di Palermo e da varie raccolte private.
L’oggettistica del museo offre la visione del percorso storico della ceramica, con le sue fasi e le sue influenze culturali. Numerose le ceramiche decorate, come quelle di Caltagirone e di Santo Stefano di Camastra. Da annotare la strana influenza Sicana su delle brocche, ma anche le lucerne a figura umana o le acquasantiere “del popolo”, presenti nelle stesse case contadine, a sottolinearne la religiosità.

La biblioteca
Tra le varie sezioni del Museo, vi è la biblioteca, aperta giornalmente al pubblico. Tra i volumi conservati (
oltre 30.000), spicca il carteggio personale del Pitrè (7.000 lettere), che tenne una fitta corrispondenza con studiosi italiani ed europei. Diversi sono, inoltre, i manoscritti allegati di Giuseppe Pitrè. E’ una documentazione di grande valore storico.
Oltre a ciò, vengono conservati  numerosi libretti popolari, stampe, incisioni ed immaginette sacre.
Nella Biblioteca si possono trovare un gran numero di fotografie, scattate a partire dall’Ottocento. Così, si possono ammirare foto della vecchia Palermo o le classiche istantanee di briganti famosi, tipiche della storia dell’isola.
Tra il materiale raccolto, va sottolineato quello di studi recenti, come le tesi di laurea, che oggi contano ben1500 studi universitari.

 
 

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