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LE ISOLE SICILIANE
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    LE ISOLE SICILIANE 2

   Alla ricerca spirituale del "perdersi"
   in una natura rustica e incontaminata

    Le isole Egadi
    Marettimo

 

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Scoglio Cammello, a est di Marettimo,
Isole Egadi

 

Francesco Crippa - 28 Aprile 2008

 
 
 

da Wikimedia Commons

 

Marettimo è la più occidentale delle isole Egadi, (Comune di 12,3 Km2 con 800 abitanti circa, raccoglie la quasi totalità della popolazione che vive sull'isola). L'antico nome dell'isola era Hierà Nésos ("Isola Sacra") e viene citato da Polibio nei suoi scritti. La denominazione attuale deriva probabilmente dal latino "Marìtima", dal testo Itinerario Antonino del III secolo d.C. Alcuni ricercatori, tuttavia, motivano il nome “Marettimo” dalla presenza ingente di timo, che cresce spontaneamente sull'isola.
Montuosa culmina a 686 metri s.l.m. nel monte Falcone.

L'isola di Marettimo, geologicamente, si è staccata dalla terraferma diverse migliaia di anni prima di Favignana e Levanzo. Il suo mare limpido e blu, le grotte, i fenomeni carsici e i fondali tutti da scoprire, fanno di quest'isola un vero e proprio paradiso terrestre. Fa parte, infatti, della Riserva naturale delle Egadi.

L'Isola è collegata a Trapani per mezzo di aliscafi e di motonavi di linea. E' frequentata dai turisti per la ricca pesca subacquea e per la visita alle grotte Perciata, del Cammello, del Presepio, del Tuono e della Bombarda, ricche di concrezioni stalagmitiche, come pure per le spiaggette ghiaiose come la Cala Bianca e della Bombarda, solitarie e ricche di fascino.


 

Storia
Secondo la ricostruzione geografica di Butler
(La teoria trapanese dell'Odissea) l'isola di Marettimo coinciderebbe nell'Odissea con Itaca, patria di Ulisse, il quale ne indica la posizione nel poema stesso.

Hierà sarebbe stata anche l'isola su cui fu firmato il trattato di pace fra Romani e Cartaginesi dopo la battaglia navale delle isole Egadi (10 marzo del 241 a.C.), dove il romano Lutazio Catulo sconfisse il cartaginese Amilcare Barca.

Custodita naturalmente dai suoi scogli altissimi e scoscesi, nonché da una munitissima Fortezza, Il castello di Punta Troia (d'epoca normanna, circa 1140), ospitava gli esuli condannati dalla Giustizia siciliana. Nel periodo borbonico vi fu detenuto anche Guglielmo Pepe.

La sparuta popolazione era dedita alla coltura delle api.

 
 

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