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Diversa è stata invece la sorte degli edifici religiosi in epoca sveva. Il ridotto numero di questi è da ricondurre alla già consistente presenza di chiese risalenti all’epoca normanna, ma anche al calo demografico e, quindi, alla dimininuzione della domanda, al rafforzamento del feudalesimo e, soprattutto, all’atteggiamento anticlericale di Federico II. Egli fece ben poco per promuovere l’architettura religiosa. Gli stessi castelli sono privi di cappelle, se non si vuole ammettere l’ipotesi che esse si trovassero all’esterno e sono poi andate perdute. L’universalismo politico della casata sveva sarà il motivo principale dello scontro con la Chiesa, con la quale, l’unico punto in comune sono le persecuzioni dei movimenti ereticali. E, comunque, esse vennero eseguite da Federico II non per lottare contro gli infedeli, ma perché rappresentavano una forza destabilizzante per il Regno. In oltre, mentre la Chiesa tendeva ad appoggiare gli ordini mendicanti dei francescani e dei domenicani, l’imperatore favoriva i cistercensi. Abili nell’agricoltura e nell’edilizia essi accompagneranno Federico nella sua opera di edificazione. Operarono intensamente tra il 1230 ed il 1250. Tra i rari esempi di architettura religiosa sveva in Sicilia vanno segnalate le chiese di Santa Maria Alemanna e di Santa Maria della Valle, eretta durante l’ ”interregno” creatosi dopo Enrico VI. La prima, costituisce, secondo alcuni studiosi, l’unico esempio di gotico nordico in Sicilia, laddove la resistenza dei gusti mediterranei alle influenze architettoniche d’oltralpe portavano lo stile gotico ad essere tradotto in forme ancora più scarne, con reinterpretazioni che risentivano delle influenze locali, ma che conservano ancora oggi un fascino unico e caratteristico.
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