|
|
|
8/9 |
|
|
|
|
|
Siracusa:
La lussureggiante
vegetazione dell'antica pianta del papiro
|
|
|
|
|
|
|
Di Tica nulla
rimane: attraversato quindi il luogo da essa occupato, al nord, si può visitare la citata
Epipoli, specie dì borgo della città. Il cammino conduce su per unelevata collina,
in mezzo a rottami di vecchie fabbriche, fino al mentovato castello Eurialo, chiamato
anche Esapilo, perché aveva sei porte: la quale Epipoli è unita alle vicine montagne per
mezzo d'una serie di contrafforti.
Interessanti antichità si possono vedere anche passeggiando lungo il fiume Anapo e
recandosi al fonte Cime, col vantaggio che si tratta di una gita dilettevolissima. |
|
E una
gita che si può fare anche in barca, partendo dal gran porto di Siracusa, quindi
risalendo l'Anapo, al disotto del moderno ponte, dopo il quale si vedono le rovine
dellantico, presso SantAndrea. Altrimenti, cioè prendendo la via di Noto, si
fiancheggia il gran porto, si attraversano gli stagni di Sirico e di Lisimella e si passa
sul predetto ponte, quindi si scorgono poco lontano, sopra un'altura, due colonne isolate:
sono gli ultimi, tristi avanzi di uno dei più bei templi dell'antica Siracusa, dedicato a
Giove Urione, edificio antichissimo, che è stato restaurato già cinque secoli prima di
Cristo. La statua del dio, della quale Cicerone vanta la bellezza, fu da Gelone rivestita
di un mantello d'oro preso ad Imera, mantello che Dionigi il Vecchio fece poi togliere col
pretesto che teneva troppo caldo d'estate ed era troppo leggero linverno. Questo
punto dell'agro siracusano aveva anticamente molta importanza dal punto di vista
strategico e servì di base alle operazioni di quasi tutte le forze militari che
assediarono la città. Ippocrate di Gela vi stabili il suo quartiere generale nel 493; al
principio dell'assedio che intrapresero gli Ateniesi, Nicia se ne impadronì con un colpo
di mano, ma non osò per timore degli Dei, impossessarsi dei ricchi tesori del tempio.
Più tardi, i Siracusani lo fortificarono e vi costruirono una piccola città, Polichnè.
Non di meno Imilcone vi accampò nel 396, Amilcare nel 310, e Marcello se ne impadronì
nel 213. Le vicine paludi però rendevano la posizione funesta agli assedianti. Non lungi
dal tempio erano le grandi tombe di Gelone e della moglie di lui, Damarata. |
|
|
|
All'ovest della collina sulla quale sorgeva il tempio, scorre il
fiume Ciani, le cui sponde si distinguono, nel corso superiore, per la lussureggiante
vegetazione. Vi si vedono, soprattutto d'autunno, dei papiri che arrivano spesso a sei
metri d'altezza e che danno alla contrada un carattere curioso, quasi tropicale. Queste
piante vi furono importate dagli Arabi.
La fonte Ciane, dalla quale ha origine il predetto corso d'acqua, deve il proprio nome
alla ninfa che volle opporsi a Plutone, allorquando egli rapì Proserpina, e che fu
tramutata in sorgente a furia di piangere. I Siracusani celebravano, ogni anno sulle sue
rive una festa in onore di Proserpina. Oggidì, la fonte, chiara, pescosa, circondata da
papiri, si chiama la Pisma. |
|
|
|
|
|