|
|
Statua della
Madonna
Nera del
Tindari dopo il restauro
Foto di Enzo Brai, Gianni Pedone, Archivio del
Santuario |
|
|
|
|
|
|
Coperta da piviale di seta bianca, su cui fiorisce un
ricamo doro, e coronata da diadema con castoni di pietre colorate, si presenta la
Madonna di Tindari. La quale tiene in grembo, secondo modulo bizantino, il Bambino vestito
con tunicella candida e con sul capo una corona regia. |
|
Aristocratica e
popolare immagine, conosciuta in questa forma da quasi due secoli, che evidenzia ad un
tempo la cultura e la devozione del popoio siciliano. Neri i volti e le mani di Madre e
Figlio, designanti la provenienza non latina. Chiusi gli occhi, immersi in una realtà
altra.
Dipinto di rosso scintillante è labito della Madonna, trapuntato di stelle
porporine. Luccicano doro le scarpe. Un giglio dargento svetta di tra le dita
della mano sinistra.
Davanti a questa icona la gente si prostra con fede, contemplando nelle sembianze
mediorientali il mistero della Theotokos.Una dicitura, incisa sul basamento della statua,
recita: «Nigra sum sedformosa». Ripresa dal Cantico dei Cantici
lespressione significa la bellezza di Maria nel colore brunito del viso.
Si mostra madre e regina la Madonna, che per ben tre volte viene incoronata: nel 1886, nel
1901 e nel 1940. Della prima corona il canonico Reitano afferma che è «di stile
imperiale, di ottone, artisticamente lavorata e finemente dcirata». «Va ghissima corona
in argento dorato» é la seconda, con pietre ornative e sempre di struttura
"imperiale" come ricorda il can. Giordano. |
|
|
Ha
ridondanze barocche la terza tutta in oro, adorna di pietre e di volute che si spingono in
alto per tenere un piccolo mondo sovrastato da una croce.
Questa sacra effigie porta sino ad ora nel cuore il pellegrino di Tindari.Benché lungo il
deambulatorio dellabside, nel nuovo Santuario, questa immagine sfolgorante di bleu e
di rosso, sia raffigurata come lantica icona della Madonna di Tindari, pochi in
realtà la conoscono. Si tratta, come si evince dai lineamenti, della Nigra sum, che
abitualmente è ricoperta dal mantello liturgico e dalla corona regale.
Fin dai primi dellottocento la Madonna è ricordata con veste rossa e mantello bleu
che scende direttamente da sotto il copricapo, avvolgendo le spalle e lintera
persona e inglobando il trono. Il Bambino porta labito bleu e unampia stola
rossa. La Madre stringe con la sinistra a sè il figlio posto sulle ginocchia, con la
destra sorregge un giglio. Gesù ha la mano sinistra poggiata su quella materna, la destra
è in atto di benedire.
Colpisce il copricapo della Vergine, simile a un turbante regale di color porporina e
così pure la struttura volumetrica per il nero di volti e mani e per il rosso e il bleu
delle vesti filettate doro e decorate di stelle. Composizione che rimanda a
tipologie bizantine e copte. Unopera che mostra poche relazioni con il mondo
occidentale.
Parecchi storici che si sono interessati al simulacro non danno precise notizie
sullorigine e sulla struttura. Il Caietano, nel 1657, parlando del tempio di
Tindari dice che vi si trova «antiquissimum Virginis simulacrum». Nel 1737 mons.
Bonanni dichiara che a Tindari «Extat simulacrum Deiparae Matris, quod coelitus
demissum pia fidelium credulitas tenet, et docet vetustissima et immemorabilis traditio».
Nel 1774 mons. Pisano scrive del «Simulacrum Beatae Mariae Virginis sub titulo
Tyndaride, vetustate insigne».
Larrivo della statua a Tindari è avvolto da unalone di pie cronache,
rispondenti a forme letterarie diffuse in varie regioni meridionali. Ottavio Caietano
narra con evocazione immaginifica: «Un tempo (non è noto quando) varcava per il mar
Tirreno un naviglio, nel quale fra laltre mercantie, era la statua di che
ragioniamo, e costeggiava, in cielo sereno, quei lidi dellisola vicini al Tindaro,
ed ecco, fuori da ogni aspettazione, s arrestò; e quantunque gli soffiassero
prosperissitni venti, non poté in verun modo andare più oltre...».
Ricco di particolari è il racconto del ritrovamento della Madonna e del suo insediamento
sulla sommità del colle, dove esiste un tempio, «unico avanzo della città di
Tindaro».
Labate Spitaleri nel 1751 accenna all «immagine miracolosissima di Maria
Santissima con stupendo portento venuta dall Africa», per aggiungere subito
dopo, «che in effetto è negrissima».
Di recente, nel 1949, il vescovo Ficarra, umanista e storico, che non si lascia
suggestionare da immaginazioni preferisce asserire: «possiamo solo pensare che la
venerata icona sia stata portata dallOriente», quindi che, «è assai antica
e di stile bizantino», ipotizzando il tempo del suo arrivo: o in epoca iconoclasta o
meglio «durante il periodo delle crociate, quando le galee delle nostre Repubbliche
veleggiavano di continuo verso il mondo orientale e il rito greco fiorì a lungo nella
nostra Sicilia».
Diffusa è la convinzione che il simulacro della Madonna sia un assemblaggio di legni e
stoffe e che siano originali solo alcune parti.
Confrontando la Nigra sum con la Madonna di Montserrat, nera anche essa, Rosario
Giordano nel suo volume, edito nel 1987, asserisce che limmagine mariana spagnola
«è una bella scultura del XII secolo.., dorata e policromata... tutta scolpita in
legno» subito aggiungendo che della Madonna siciliana «sono scolpiti soltanto il
volto, le mani e il Bambino, il resto della statua è costituito di legno informe,
sicuramente sostituito nel tempo e le modanature delle immagini sono eseguite attraverso
un canovaccio reso rigido da stucco che copre il legno».
Totalmente perduta è la memoria della forma medievale. I pochi tentativi di conoscenza
scientifica della struttura non vanno oltre una analisi di superficie. Anche le letture
compositive ed estetiche sono modeste. La statua é ritenuta allinterno un tronco
grezzo, con aggiunte di legni sovrapposti, «rivestito da involucro di canovaccio». Nessuno
sospetta la verità. |
|
|
|