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Statua della
Madonna
Nera del Tindari prima del restauro
Foto di Enzo Brai, Gianni Pedone, Archivio del
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Ulteriori tagli dei paludamenti mostrano che la
Madonna di Tindari è pensata e realizzata come manufatto scultoreo unitario: un blocco
ligneo centrale completato da altri corpi lignei.
Seduta su un tronetto appare la Theotokos che sorregge sulle ginocchia il Figlio, nelle
sembianze del Logos.
Disperata è la condizione della struttura sconnessa e fradicia, mancante di non pochi
pezzi, tenuta in piedi da assi e tavole in maniera rozza.
Nonostante la fatiscenza del simulacro e le difficoltà di un restauro scientifico
finalizzato alla ricomposizione della icona antica, i responsabili tecnici, Nino Pedone,
Gaetano Correnti e Rosario Carcione, sono certi di portare a termine il recupero
dellopera.
Nellimmagine fotografica, che ritrae, dopo lo svestimento, la realtà drammatica
della scultura, si nota come il cuneo di travi infilzato nella parte posteriore della
statua, spinge in avanti la massa delle gambe squarciando la struttura lignea. La quale
manca (per chi guarda) della fiancata destra del trono, di cui restano tratti di colonne. |
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Visto
frontalmente, nella fase media del recupero, appare inquietante il simulacro della
Madonna. Chiara è, tuttavia, la consistenza della forma medievale, benché mortificata
dallasportazione di legni e colori e da secolare incuria.
Arbitrario il rattoppo di alcune parti con tavole, tele, chiodi e colle. Documenta
lassurda logica di un "restauro" perpetrato in diversi periodi
dellottocento e del novecento senza il minimo rispetto dellopera sacra.
La copertura di mantello-veste, imitazione bizantina, oltre a nascondere le parti mancanti
come lembi di abiti, fiancata del trono, velo ligneo modulante la superficie posteriore
della statua, produce gravissimi danni alla scultura, accelerando lo sgretolamento della
superficie e del substrato pittorico, aggredito da insetti xilophafi e da altri che, fra
il piano del legno e la cappa di tela, trovano un loro habitat. |
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Il manto medievale della Madonna, che non é secondo il canone di Bisanzio, ma
della tradizione latina, si presenta color rosso (inscurito da fumo e poi-vere) con
decorazioni a stelle doro romboidali.
Lo strato di preparazione della pittura non aderisce al legno, divenuto cavernoso e secco
per lazione fagocitante di termiti, tarli e tarme che formano infiniti cunicoii e
caverne.
Per non disperdere alcun frammento di colore e decorazione i restauratori, dopo parecchie
disinfestazioni esterne ed interne, con Perxil 10 e un lungo e complesso consolidamento
per mezzo di un migliaio di iniezioni di Paroioid, intervengono mediante particolari colle
naturali per riattaccare la pittura alla superficie lignea.
Ricoperta di materiale terroso è la mano destra della Nigra sum con aggiunte nelle
dita di fu di ferro, gesso, colori. Non è originale. Secentesca è la fattura con
interventi ottocenteschi che ne snaturano la forma medievale, "dovendo" ora
stringere un giglio.
Della sinistra, nascosta dalla cappa di tela, vengono recuperate quasi tutte le parti,
eleganti nella composizione romanica.
Benché ingrossate da stucchi e vernici sono originali le mani del Logos, la cui testa è
a sua volta ingrandita da folta capigliatura e grossolane treccine di calce, cera e colori
bituminosi. |
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