A causa del terribile terremoto
del 1693 (che colpì,
soprattutto, la Val di Noto),
della città di Catania rimaneva assai poco: il Castello Ursino,
fortezza medievale, e tre
navate della cattedrale (la leggenda narra che la città sia stata distrutta
per ben sette volte dai terremoti nel corso della sua storia). Il resto se
non fu distrutto dal terremoto lo fu dalla ricostruzione successiva (chiese
e conventi, monumenti, palazzi pubblici e privati). Con la riedificazione si
operò sull’assetto urbanistico della città. Furono allargate le strade che
si incrociavano con un gioco di vaste piazze, utilizzate a scopo monumentale
e come eventuali aree antisismiche. Il costo diverso dei terreni, a secondo
la zona, portò alla creazione di due grandi quartieri, uno nobile, l’altro
più popolare, divisi tra loro dalle attuali vie Vittorio Emanuele II a sud e
Santa Maddalena a est. La ricostruzione di Catania, supervisionata dal
Vescovo della città, fu portata avanti dall’unico architetto rimasto vivo
dal terremoto, Alonzo di Benedetto, insieme ad altri tecnici provenienti da
Messina. Tra le diverse aree importanti della città, ci si dedicò,
soprattutto, sulla Piazza del Duomo. Tre edifici la delineavano: il Palazzo
Vescovile e il Seminario dei Chierici a sud, il Palazzo degli Elefanti a
nord (che sostituisce l'antica Loggia medioevale) e ad ovest il Palazzo
Pardo Sammartino. Lo stile architettonico utilizzato si ispirava allo stile
siciliano del XVII secolo, forse troppo scontato e superficiale
nell’esecuzione, anche se nel Convento dei PP. Gesuiti, si ha un influsso
neoclassico, ripreso dall’architettura europea del periodo. Tutto ciò
fino al 1730, quando viene nominato architetto della città Giovan Battista
Vaccarini, che con il suo arrivo dà un’impostazione più ardita e personale.
Egli si rifà al Barocco romano: I pilastri reggono cornicioni del tipo
romano ed un fiorire di timpani tradizionali e curvilinei, trabeazioni, e
colonne a tutto tondo che sostengono balconi più mossi. Il materiale lavico
proveniente dalla zona, pur utilizzato nella costruzione precedente, inizia
a colloquiare con altri materiali come elemento decorativo. Davanti al nuovo
Palazzo di Città viene eretto l’obelisco posto sul dorso dell'Elefante,
ispirato alle fontane romane del Bernini, che diverrà il simbolo di Catania.
La stessa Cattedrale di Sant’Agata acquisisce una facciata in uno stile
proprio del Barocco siciliano, proprio del XVIII secolo nell’Isola. La
stessa ispirazione si coglie nella Chiesa della Collegiata, costruita
intorno al 1768 dall’architetto
Stefano Ittar. Tra gli architetti che hanno aiutato la città a risorgere
dalla distruzione, dandogli una rara impronta barocca, possiamo citare,
oltre i già citati Alonzo di Benedetto e Giovan Battista Vaccarini, anche
Francesco Battaglia, Stefano Ittar e Girolamo Palazzotto.
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