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LA CITTA' DI CATANIA
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Excursus storico

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LA CITTA' DI CATANIA
    
La piana ed il vulcano, il mare e la
    montagna, l'Oasi del Simeto ed il
    Parco dell'Etna, Castello Ursino ed
    il Barocco, tutti nella sola Provincia
    di Catania: la vera bellezza
    è sempre ricca di qualità.
   
    Il Barocco a Catania    
     
     

 
   

Palazzo Biscari a Catania.

 

Urban - Agosto 2005
 

 


 

da Wikimedia Commons

 

A causa del terribile terremoto del  1693 (che colpì, soprattutto, la  Val di Noto), della città di Catania rimaneva assai poco: il Castello Ursino, fortezza medievale,  e tre navate della cattedrale (la leggenda narra che la città sia stata distrutta per ben sette volte dai terremoti nel corso della sua storia). Il resto se non fu distrutto dal terremoto lo fu dalla ricostruzione successiva (chiese e conventi, monumenti, palazzi pubblici e privati). Con la riedificazione si operò sull’assetto urbanistico della città. Furono allargate le strade che si incrociavano con un gioco di vaste piazze, utilizzate a scopo monumentale e come eventuali aree antisismiche. Il costo diverso dei terreni, a secondo la zona, portò alla creazione di due grandi quartieri, uno nobile, l’altro più popolare, divisi tra loro dalle attuali vie Vittorio Emanuele II a sud e Santa Maddalena a est.
La ricostruzione di Catania, supervisionata dal Vescovo della città, fu portata avanti dall’unico architetto rimasto vivo dal terremoto, Alonzo di Benedetto, insieme ad altri tecnici provenienti da Messina. Tra le diverse aree importanti della città, ci si dedicò, soprattutto, sulla Piazza del Duomo. Tre edifici la delineavano: il Palazzo Vescovile e il Seminario dei Chierici a sud, il Palazzo degli Elefanti a nord (che sostituisce l'antica Loggia medioevale) e ad ovest il Palazzo Pardo Sammartino. Lo stile architettonico utilizzato si ispirava allo stile siciliano del XVII secolo, forse troppo scontato e superficiale nell’esecuzione, anche se nel Convento dei PP. Gesuiti, si ha un influsso neoclassico, ripreso dall’architettura europea del periodo.
Tutto ciò fino al 1730, quando viene nominato architetto della città Giovan Battista Vaccarini, che con il suo arrivo dà un’impostazione più ardita e personale. Egli si rifà al Barocco romano: I pilastri reggono cornicioni del tipo romano ed un fiorire di timpani tradizionali e curvilinei, trabeazioni, e colonne a tutto tondo che sostengono balconi più mossi. Il materiale lavico proveniente dalla zona, pur utilizzato nella costruzione precedente, inizia a colloquiare con altri materiali come elemento decorativo. Davanti al nuovo Palazzo di Città viene eretto l’obelisco posto sul dorso dell'Elefante, ispirato alle fontane romane del Bernini, che diverrà il simbolo di Catania. La stessa Cattedrale di Sant’Agata acquisisce una facciata in uno stile proprio del Barocco siciliano, proprio del XVIII secolo nell’Isola. La stessa ispirazione si coglie nella Chiesa della Collegiata, costruita intorno al 1768 dall’architetto  Stefano Ittar.
Tra gli architetti che hanno aiutato la città a risorgere dalla distruzione, dandogli una rara impronta barocca, possiamo citare, oltre i già citati Alonzo di Benedetto e Giovan Battista Vaccarini, anche Francesco Battaglia, Stefano Ittar e Girolamo Palazzotto.

 
 

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