9/13 | |||||||||||||||
|
|||||||||||||||
|
|||||||||||||||
|
|||||||||||||||
Periodo Angioino Periodo Angioino - La bella Angelina Il tempo passò. Arrivò il giorno di San Lorenzo, il 10 agosto. Tutte le
ragazze, compresa Angelina, guardavano in alto il cielo notturno, sperando
in una stella cadente a cui affidare i loro desideri. A cena quella sera
Ruggero di Lauria aveva invitato dei notabili. L'atmosfera era serena e
divertente. Gli ospiti raccontarono che avevano incontrato un tipo strano,
mai visto, che tra mattanate e lazzi aveva narrato loro d'essere tornato a
causa di una cerva che aveva ferito tempo addietro, per trovarla e portarla
via. Tutti ridevano di quel mentecatto, strano e matto. Anche Angelina si
unì all'ilarità generale, poiché, dentro di sé, aveva capito che il suo
innamorato era ritornato per portarla via. Da quella notte si mise a vedetta
per scorgere i tre fuochi, quasi senza dormire. Quando non ne poteva più dal
sonno, lasciava al suo posto la fida Franca dicendole: «Franca, vigghia
si si addumanu li tri fochi supra la turri di munti Rutonno! Franca, vigghia!».
Sulla torre del castello la ancella scrutava nel buio. Scoccata
mezzanotte vide accendersi i tre fuochi prestabilitti e con una lampada fece
il segnale d'averli visti. Scese e avvertì la ragazza. Intanto il delfino di
Francia, insieme a quattro suoi fidi, si avvicinò nel silenzio alla torre
dove era la sua amata e che non era controllata da guardie. Con una scala di
seta fece scendere Angelina e la sua fida Franca. Riunitisi presero i
cavalli e scapparono al galoppo verso Kaggi e verso il mare, arrivando a
capo Schisò presso Giardini. Lì in attesa del delfino vi era pronta una
barca con cui fuggire via verso la Francia. La bella Angelina aveva lasciato
per il padre un biglietto dove era scritto: Si voi truvari a io ‘figghia
Angilina,vattinni in Francia, e la trovi riggina. (Se vuoi trovare tua
figlia Angelina / vattene in Francia, e la trovi regina). La conclusione mitica di una leggenda popolare così romantica è tipica delle leggende stesse che, come abbiamo visto, trasformano il personaggio storico come Giovanni da Procida in un padre disperato e vendicativo, uno scoglio qualsiasi in un luogo di riunioni segrete, il grande ammiraglio Ruggero di Lauria in castellano con una figlia bellissima con un'ancella la cui storia dà il nome ad un paese, insomma, spiegazioni semplici a cose che spesso sfuggono dalla comprensione delle persone umili e per nulla addentro alle motivazioni politiche o economiche. Naturalmente il toponimo di Francavilla non dipende dalla leggenda, ma dalle franchigie e i privilegi concessi al nascente borgo verso il 1090 dal conte normanno Ruggero, il quale lo fondò dopo avere incontrato in quel luogo l'eremita San Cremete. Se la pronuncia in siciliano del nome Francavilla è Francavigghia è solo un caso che ha dato forse il via alla leggenda stessa e non viceversa. In fondo si può prendere ispirazione da qualsiasi cosa... |
|||||||||||||||
|