Periodo Arabo - La truvatura di Randazzo
Una tra le leggende più conosciute legate ai tesori nascosti, è quella di
Randazzo (CT). Si racconta che sotto la bellissima chiesa di S. Maria vi
siano argenti ed oro in grandissima quantità. Purtroppo per arrivare al
tesoro bisogna passare per sette porte di ferro pesantissime, cosa mai
avvenuta in tutti questi secoli. Se avete molto coraggio, poichè il tesoro
vi aspetta ancor oggi, andate a Randazzo e ... provateci voi!
Periodo Arabo - La truvatura dell'Etna Il Monte Santa Maria si
trova sull'Etna, tra il monte Collabasso e le lave del Passo dei Dammusi. Su
di esso vi è una grotta, detta della femmina e del calzolaio, che si
ritiene fosse il nascondiglio di un favoloso tesoro. In questa grotta
trovavano rifugio ventiquattro briganti con il frutto delle loro ruberie. In
essa avevano rinchiuso una donna e un calzolaio a guardia di ventiquattro
mucchi d'oro. Accadde che i briganti un giorno vennero catturati dalle
guardie della piana di Catania. La povera donna ed il povero calzolaio
morirono di fame attendendo il ritorno dei loro carcerieri. Accadde che si
trasformarono in pircanti a guardia dei ventiquattro cumuli d'oro. Molto
tempo dopo passò di lì un pastore con le sue pecore. Saccorse che vi era una
grossa pietra da dove spuntava un anello. Incuriosito tirò l'anello e... gli
apparve una grotta luccicante d'oro. La sorpresa fu enorme quasi quanto
l'avidità di portare tutto via. Riempì le bisacce di quanto più poteva e
stava per andarsene felice, quando alle sue spalle rintronò una voce
femminile d'oltretomba che disse: Viddanu, viddanu, accussì ti nni vai e
ti porti li dinari? Il pastore terrorizzato scappò volando dalla grotta
lasciando lì anche le preziose bisacce. Chiuse con la grossa pietra quadra.
Nella fretta lo fece erroneamente al contrario:l'anello rimase all'interno e
non vi fu più modo d'individuare dove si trovasse la grotta. Nessuno sa più
dove si trovi la grotta con i suoi preziosi ventiquattro mucchi d'oro. Anche
per questa truvatura non vi è uno scopritore. Il tesoro ancora aspetta nelle
viscere del Monte Santa Maria sull'Etna.
Periodo Arabo - La truvatura della sarpa
di Acireale
Il territorio di Piedimonte Etneo in provincia di Catania, soprattutto il
torrente della Difesa, è popolato da folletti e gnomi. Questi a volte
appaiono a persone chiedendo di seguirli per portarli a favolose truvature.
Sembra siano apparsi ad una contadina che però al solo vederli scappò a
gambe levate. Sempre nel territorio di Catania, ad Acireale, vi è la
truvatura della sarpa. Sulla strada che conduce alla borgata di Santa
Caterina, presso la chiesetta della Grazia, si nota una grossa pietra che,
il fantastico degli abitanti del luogo, vuole che al di sotto di essa si
nasconde un immenso tesoro. Nessuno può sollevarla se non seguendo delle
regole precise: bisogna mangiarvi sopra un grosso pasce crudo (una sarpa,
ed è questo il motivo della sua denominazione) e bervi una intera
quartara di vino (circa dieci litri). Si narra che nel tempo vi fu
un coraggioso che ci provò. Beveva e mangiava, beveva e mangiava. Quando era
giunto alla testa del pesce, vide uscire dalla grossa pietra tanti folletti
che lo burlavano e lo ingiuriavano. Imperterrito continuò a mangiare e bere.
Ma all'improvviso apparve un grosso serpente che gli si buttò addosso,
l'eroe non potè oltre e invocò la Madonna. Subito il cielo si riempì di
tuoni e fulmini, uno dei quali colpì la grossa pietra, facendolo sbalzare
lontano. Naturalmente anche questa truvatura rimane solo nella sua leggenda.
Periodo Normanno - Ruggero, uomo del destino Sempre Ruggero,
eroe pluricitato dalle leggende normanne, è legato alla frazione di Santa
Maria la Strada, che fa parte del comune di Giarre, in provincia di Catania.
La frazione deve il nome ad una piccola chiesa, così denominata poichè è
posta lungo la strada (oggi la statale 114) che collegava Catania a Messina.
Nel borgo etneo i saraceni attendevano in forze l'arrivo dei normanni.
Quando le truppe di Ruggero arrivarono nella località nessuno però li
attendeva: al loro arrivo gli arabi si erano ritirati lasciandoli padroni
della zona, senza colpo ferire. Fu in questa circostanza che Ruggero fece
erigere la chiesa ed un pozzo, noto come «il pozzo di Ruggero».
Periodo Svevo - Sant'Agata e Catania
Sul portale sinistro della cattedrale di Sant'Agata di Catania si legge,
tutt'oggi, una misteriosa parola: «NOPAQUIE». Il significato di essa sta in
una leggenda popolare su Sant'Agata e Federico II. Essendosi i catanesi
ribellati a Federico II nel 1232, egli decise di infliggere una punizione
esemplare: distruggere Catania, e di ucciderene tutti gli abitanti. Ai
poveri cittadini non rimase altro che chiedere l'ultimo desiderio. Prima di
morire ascoltare Messa nella cattedrale della loro santa protettrice,
Sant'Agata. Il re accettò. Anzi, volle ribadire la sua decisione con la
propria presenza nella chiesa. Entrato Federico aprì il proprio libro di
messa per la funzione. Stupefatto vi trovò inserito un cartiglio misterioso,
che portava la scritta «NOPAQUIE». Subito ne chiese il significato, ma
nessuno sapeva darne la risposta. Finchè avanzò un anziano monaco
benedettino che ne chiarì il senso. La parola era un «acronimo», una parola
formata dalle iniziali di otto parole latine: «Non Offendere Patriam Agathae
Quia Ultrix Iniuriarum Est» il cui significato era «Non offendere Catania,
la patria di Sant’Agata, perché essa ne vendica le offese». Federico II di
fronte al prodigio ritornò sulle proprie decisioni. Lasciò i catanesi la
vita, fece abbattere soltanto i piani alti degli edifici e costruì castello
Ursino, dove è ancora inserito sulla facciata principale un icona marmorea
che rappresenta l’aquila sveva che strozza l’agnello catanese. A
memoria dello straordinario miracolo della loro protettrice, Sant'Agata, i
catanesi trascrissero la parola misteriosa. |