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  Giovanni Verga
  Bullet7blu.gif (869 byte) Introduzione
   Bullet7blu.gif (869 byte) Alla ricerca della propria strada
   Bullet7blu.gif (869 byte) La crescita a Firenze
      e il suo primo successo

   Bullet7blu.gif (869 byte) La lenta maturazione
      del verismo verghiano

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Il suo fulgido tramonto catanese
 
  Bullet7blu.gif (869 byte) Il Verismo: quasi una fotografia
Bullet7blu.gif (869 byte) Giovanni Verga: la fase verista
Bullet7blu.gif (869 byte) Giovanni Verga: pessimismo o fatalismo?
Bullet7blu.gif (869 byte) Il canone dell’impersonalità
    e la tecnica narrativa

Bullet7blu.gif (869 byte)La struttura, la lingua e il dialetto siciliano

Bullet7blu.gif (869 byte)Bullet7blu.gif (869 byte)INDIETRO
 
   

    GIOVANNI VERGA

     "I Malavoglia hanno fatto fiasco,
    fiasco pieno e completo...”
(da una
    lettera di Giovanni Verga all'amico
    Luigi Capuana del 1881).

    Alla ricerca
    della propria strada

 

Per saperne di più  

   
 
   
   

 
   
Veristi: foto di Luigi Capuana

 


 

 
 
 

da Wikimedia Commons

 
 

Il giovane Verga era alquanto inquieto. Non solo non concluse l’università, ma con i soldi, datigli dal padre per gli studi, pubblicò il suo romanzo storico "I carbonari della montagna" (1861- 1862), dove narrava l’opposizione dei carbonari calabresi contro i napoleonici di Murat. Successivamente si arruolò nella Guardia Nazionale, ma dopo circa quattro anni, non essendo tagliato per la vita militare, ne uscì, pagando una forte penale. Nel 1863 pubblicò a puntate su una rivista letteraria fiorentina ("La nuova Europa") il romanzo "Sulle lagune", dove narrava (Venezia era ancora sotto il dominio austriaco) dell’amore tra un militare austriaco e una giovane veneziana, dal finale drammatico: la morte d’entrambi.

In effetti, la strana formazione del giovane Verga lo caratterizzerà alquanto nella successiva opera in letteratura. Egli non avendo la tipica formazione che segue lo studio dei classici italiani e latini, si rifà principalmente alla letteratura francese sua contemporanea: come Dumas padre (I tre moschettieri) e figlio (La signora delle camelie), Sue (I misteri di Parigi), Feuillet (Il romanzo di un giovane povero). Oltre a questa, egli è affascinato dall’opera romantica, quasi scapigliata, e, soprattutto, dalla tradizione del romanzo storico, come quelli del Guerrazzi.

La vita del giovane Verga si intreccia fortemente con i fatti storici dell’unità d’Italia. Le contestazioni violente dei contadini siciliani contro il dazio sul macinato, che arrivarono ad uccidere e a saccheggiare le terre, e poi la reazione di Nino Bixio aggressiva e ferrea a tali sollevazioni, l’arrivo di Garibaldi a Catania e gli ulteriori sviluppi patriottici, segnano l’esperienza di Verga, tanto che egli dedicherà una delle sue novelle (Libertà) ai fatti della rivolta di Bronte, sedata nel sangue.
Inizia, successivamente,  la stagione delle riviste. Insieme a Nicolò Niceforo, fonda il settimanale Roma degli Italiani, sostenitore di un programma anti-regionale. Lo dirige per tre mesi, collaborando alla rivista L'Italia contemporanea. Su questa pubblica la sua prima novella verista, Casa da thè. Le riviste del Verga non hanno grande fortuna: L'Italia contemporanea viene assimilata da Enrico Montazio alla rivista fiorentina Italia, veglie letterarie, e Roma degli Italiani finirà, successivamente, sotto la direzione di Antonino Abate. Anche giornale l'Indipendente, fondato sempre  nel 1862, durò, sotto la sua guida, una decina di numeri, per poi passare, anch’esso, alla direzione dell'Abate.
In quell’anno egli pubblicherà, ricordiamo, il romanzo Sulle lagune (sulla rivista "La nuova Europa"). Lo scritto fu pubblicato per due numeri e poi sospeso. Il periodico fiorentino, comunque, riprese l’edizione degli episodi del libro ripartendo dall'inizio (furono terminate, dopo 22 puntate, il 15 marzo 1863).

Nel 1865 Verga lascia la provincia catanese e parte per Firenze.

 
 

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