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  Giovanni Verga
  Bullet7blu.gif (869 byte) Introduzione
   Bullet7blu.gif (869 byte) Alla ricerca della propria strada
   Bullet7blu.gif (869 byte) La crescita a Firenze
      e il suo primo successo

   Bullet7blu.gif (869 byte) La lenta maturazione
      del verismo verghiano

   Bullet7blu.gif (869 byte)
Il suo fulgido tramonto catanese
 
  Bullet7blu.gif (869 byte) Il Verismo: quasi una fotografia
Bullet7blu.gif (869 byte) Giovanni Verga: la fase verista
Bullet7blu.gif (869 byte) Giovanni Verga: pessimismo o fatalismo?
Bullet7blu.gif (869 byte) Il canone dell’impersonalità
    e la tecnica narrativa

Bullet7blu.gif (869 byte)La struttura, la lingua e il dialetto siciliano

Bullet7blu.gif (869 byte)Bullet7blu.gif (869 byte)INDIETRO
 
   

    GIOVANNI VERGA

     "I Malavoglia hanno fatto fiasco,
    fiasco pieno e completo...”
(da una
    lettera di Giovanni Verga all'amico
    Luigi Capuana del 1881).

    Giovanni Verga:
    pessimismo o fatalismo?

 

Per saperne di più  

   
 
   
   

 
   
Veristi: foto di Renato Fucini

 

 

 
 
 

da Wikimedia Commons

 
 

Seguendo una specie di darwinismo sociale, Verga descrive la realtà sociale dell’epoca delle classi sociali più svantaggiate, non per denunciare (come faceva il suo contemporaneo Emile Zola), ma per prendere atto della presenza immodificabile del Male nel mondo. Secondo quasi una legge della selezione naturale animale, anche per l’uomo esiste la legge del più forte (Hobbes: "homo homini lupus"). Scrivendo impersonalmente dei vinti, la sua diventa un’osservazione lucida di un vero crudele ed immodificabile. E’ il pessimismo verghiano: non ci sono alternative possibili, come sentenzierebbero i latini, dura lex sed lex. Questo pessimismo spinge Verga alla critica della società borghese, ma anche alla sfiducia verso ogni tentativo di lotta o progresso. Neppure la creazione di uno Stato unitario e legiferante e le nuove teorie socialiste, portano al superamento del pessimismo. Per Verga la lotta quotidiana vige in tutta la sua crudeltà, soprattutto tra le classi sociali più povere
La rassegnazione cosciente delle classi popolari, così bene descritte, che accettano il proprio destino, e che per questo posseggono saggezza e moralità, scaturisce da quella mentalità, così siciliana, profondamente tradizionalista e fatalista sulle cose della vita.

 
 

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