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  Giovanni Verga
  Bullet7blu.gif (869 byte) Introduzione
   Bullet7blu.gif (869 byte) Alla ricerca della propria strada
   Bullet7blu.gif (869 byte) La crescita a Firenze
      e il suo primo successo

   Bullet7blu.gif (869 byte) La lenta maturazione
      del verismo verghiano

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Il suo fulgido tramonto catanese
 
  Bullet7blu.gif (869 byte) Il Verismo: quasi una fotografia
Bullet7blu.gif (869 byte) Giovanni Verga: la fase verista
Bullet7blu.gif (869 byte) Giovanni Verga: pessimismo o fatalismo?
Bullet7blu.gif (869 byte) Il canone dell’impersonalità
    e la tecnica narrativa

Bullet7blu.gif (869 byte)La struttura, la lingua e il dialetto siciliano

Bullet7blu.gif (869 byte)Bullet7blu.gif (869 byte)INDIETRO
 
   

    GIOVANNI VERGA

     "I Malavoglia hanno fatto fiasco,
    fiasco pieno e completo...”
(da una
    lettera di Giovanni Verga all'amico
    Luigi Capuana del 1881).

    Il Verismo:
    quasi una fotografia

 

Per saperne di più  

   
 
   
   

 
   
Veristi: foto di Salvatore di Giacomo

 


 

 
 
 

da Wikimedia Commons

 
 

Dopo la fase giovanile, l’opera del Verga può dividersi in due periodi. Il primo scarsamente  rinnovatore, unisce ispirazione romantica ed elementi della scapigliatura (nonostante l’iniziale ricerca di una letteratura “vera” e “sociale”). Il secondo periodo, che va dal 1878 in poi, più propriamente verista. Questa opera, ne ha fatto il più importante tra i veristi, apportatore di innovazione e originalità in letteratura.

Ma cos’è il Verismo?
La vera base del movimento italiano è il positivismo e, cioè, l’assoluta fiducia di un progresso mosso a partire dalla scienza, il metodo sperimentale e la ricerca ad esso legata. La visione concreta della realtà che si può conoscere e su cui si può intervenire, nasce dal 1830 e dura fino alla fine del XIX secolo. Ad esso è legato il Naturalismo, un movimento letterario francese che conoscerà autori come Zola, Flaubert, Balzac, Maupassant, Daudet e Bourget.

Tra il 1875 e il 1895 il Verismo nasce a Milano ad opera di scrittori provenienti da diverse realtà regionali. Il suo teorizzatore fu Luigi Capuana che sosteneva la "poesia del vero". Il suo maggiore esponente, però, viene considerato proprio Giovanni Verga, il quale, pur venendo da un’esperienza come scrittore legata alla corrente letteraria tardo romantica, riuscì con la raccolta di novelle Vita dei campi e col primo romanzo, nel 1881, del Ciclo dei Vinti, I Malavoglia, ad essere d’esempio a tutto il gruppo milanese. Ecco allora il fiorire delle diverse esperienze, dove ognuno, legato alla sua terra e alla realtà che ne è propria,  porta alla ribalta la “verità” sociale loro contemporanea. Così la Sicilia è al centro delle opere di Giovanni Verga, di Luigi Capuana e di Federico de Roberto; Napoli in quelle di Matilde Serao e di Salvatore di Giacomo; la Sardegna negli scritti di Grazia Deledda; la Toscana nelle novelle di Renato Fucini; Roma nei versi di Cesare Pascarella.
La verità e le questioni socio-culturali dell'epoca emergono dal racconto dei veristi, come, ad esempio, la questione della situazione meridionale in Verga, caratterizzata da costumi ed usanze siciliane, molto dissimili da quelli del nord Italia.

Per evidenziare proprio queste differenze e dare al racconto un oggettività “scientifica” (una vera e propria foto), il Verismo si basa su una serie di tecniche letterarie.
La prima è il principio dell'impersonalità. La narrazione avviene in maniera distaccata, senza giudizi dell’autore, anzi, apparentemente “senza” l’autore. Ecco allora che la narrazione diventa rigorosamente in terza persona, priva di commenti o interventi dello scrittore. Questo perché il lettore deve essere libero nel pensiero di crearsi un proprio parere di fronte ad un determinato personaggio o ad una determinata situazione.
La seconda è il "concetto dell'ostrica". Le realtà narrate diventano dramma di fronte all’impossibilità di mutare il dato oggettivo. Chi nasce povero non può diventare ricco (siamo ancora nel XIX secolo). Vi è un diaframma culturale tra la povertà e lo stesso ambiente alto-borghese. Quando Verga nella novella La roba, narra dell’umile contadino Mazzarò che riesce a divenire ricco, ne fa un infelice che non riesce ad integrarsi nella nuova realtà sociale, perché non vi appartiene di nascita.
La terza è “l'artificio di regressione. Le narrazioni all’interno delle opere avvengono principalmente dai contadini o artigiani stessi, che usano espressioni gergali, un lessico semplice, e si distingue per l'assenza di segni grammaticali.
La quarta tecnica è il principio della concatenazione. Esso tende a disarticolare il linguaggio letterario a favore della lingua popolare. Vi sono continue ripetizioni, parole ridette dello stesso  concetto o l’uso di termini dal significato opposto a poca distanza.

 
 

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