Attraverso due lettere di presentazione di
Capuana per il romanziere Salvatore Farina direttore della
Rivista minima, e del Dall'Ongaro per il pittore e scrittore
Tullio Massarani, Verga lascia Firenze per trasferirsi a Milano il
20 novembre del 1872. A Milano rimane per un ventennio (fino al
1893) con brevi ritorni a Catania. E’ qui che lo scrittore matura il
nuovo stile verista che lo caratterizzerà e lo imporrà alla storia
della letteratura italiana. Nelle nuove frequentazioni milanesi,
vi è il salotto Maffei, dove conosce i massimi autori del secondo
romanticismo lombardo e i nuovi della scapigliatura, come Arrigo
Boito, Emilio Praga e Luigi Gualdo. Visitando ristoranti, come il
Cova e il Savini incontra Gerolamo Rovetta, Giuseppe Giacosa, Emilio
Treves. Tra gli altri conosce anche Felice Cameroni con cui
intesserà una fitta corrispondenza, importante per le opinioni e i
giudizi di Verga sul verismo, sul naturalismo
e su gli scrittori francesi
suoi contemporanei, nuovi per tematiche e forme, come Zola,
Flaubert, Balzac, Maupassant, Daudet e Bourget. E’ in questi anni
che conoscerà il De Roberto con cui sarà amico per tutta la vita.
Durante il soggiorno milanese il Verga compone e pubblica diverse
opere, quali: Eva (1873), Nedda (1874), Eros e
Tigre reale (1875). Ma è con la stampa di una raccolta di
novelle, Primavera e altri racconti,
presso l'editore Brigola, nel 1876, che lo stile e la
scelta del soggetto inizia a cambiare. In una lettera del 21
aprile all'amico Salvatore Paola Verdura parla del progetto di
realizzare un ciclo di cinque romanzi, dove rappresentare diversi
strati sociali, dai più umili a quelli aristocratici, in un quadro
unitario, dal titolo Marea,
poi modificato in I Vinti.
Nel 1878 la novella Rosso Malpelo esce sulle pagine della
rivista Il Fanfulla.
Intanto scrive
Fantasticheria, che verrà pubblicato sempre sul
Fanfulla della domenica
nel 1879. E’ il 1878
a risultare amaro per lo scrittore: il 5 dicembre
tocca al Verga ritornare a Catania per la
morte della madre. Perduto nel dolore, Verga passa un periodo
di grande depressione, che riuscirà a superare solo tornando a
Milano per immergersi totalmente nel lavoro. L’anno seguente compone
Jeli il pastore e alcune novelle di Vita dei campi
(pubblicate nel 1880
dall’editore Treves). Nel 1881 Verga pubblica sul numero
di gennaio della Nuova Antologia
l’episodio della tempesta tratto dai Malavoglia. Come
egli stesso scrive all’amico Capuana "I Malavoglia
hanno fatto fiasco, fiasco pieno e completo”. Nel 1882 lo
scrittore, spinto da difficoltà economiche, dà alle stampe il
romanzo "Il marito di Elena", scritto con uno stile ed
argomento molto simile alle sue prime opere. Ma è in questo stesso
periodo che compone la raccolta di "Novelle rusticane" che
pubblicherà all’inizio del 1883. E’ un periodo intenso, Verga scrive
e pubblica (i racconti Per le vie) soprattutto sulle riviste
letterarie, quali il Fanfulla della domenica, la
Domenica letteraria
e sulla Cronaca bizantina.
Contemporaneamente alle
novelle e ai romanzi, Verga, spinto da Giacosa, traspone una delle sue novelle, Cavalleria Rusticana, in
versione teatrale. Nel 1884, il 14 gennaio,
l’opera va in scena a Torino
nel Teatro Carignano, recitato da attori come Eleonora
Duse nella parte di Santuzza e Flavio Andò nella parte di Turiddu.
Riscosse un enorme successo, spingendo Verga a stilare nuove opere
teatrali tratte dalle sue novelle, non sempre, però, con la stessa
approvazione del pubblico.
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