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   Segesta    
     
     

 
 

Tempio greco a Segesta

 

27 Agosto 2005


 

 
 

da Wikimedia Commons

 
Segesta sorgeva alle pendici del monte Barbaro presso il Golfo di Castellammare (ora nel comune di Calatafimi). Venne fondata dagli Elimi (XII-XI sec. a.C.), come Erice, e chiamata anche Egeste.

Tucidite, storico greco, racconta che profughi troiani, giunsero fino in Sicilia, fondando Segesta ed Erice. Questi profughi furono chiamati Elimi. Il mito narra che Segesta sarebbe stata fondata da Aceste (che ne fu il primo re), figlio della nobile troiana Egesta e del dio Crimiso.

Sin dall'inizio, per motivi di confine, Segesta e Selinunte furono nemiche. Nel 580 a. C. il primo scontro in battaglia fu vinto da Segesta.

Nel 415 a.C. per difendersi ancora dalla sua nemica, chiese l'aiuto di Atene. Con una spedizione militare gli ateniesi assediarono Siracusa, alleata di Selinunte.Ma l'assedio non volse a suo favore: Siracusa sconfisse Atene. Non doma nel 409 a.C. chiese l'aiuto dei carteginesi, i quali, stavolta, giunti in Sicilia, annientarono Selinunte ed Himera. Ad opera di Agatocle, tiranno di Siracusa, nel 307 a.C , Segesta venne rasa al suolo e molti Segestani furono uccisi o venduti come schiavi. Il nome della città cambiò in Diceopoli (città giusta).
Nel 276 a. C. si consegnò a Pirro, generale Cartaginese, ma nella prima guerra punica passò dalla parte romana. La loro vittoria finale permise alla città di divenire civitas libera ac immunis, cioè città libera ed esentata dai tributi a Roma, a differenza di quasi tutte le altre città siciliane.

Oggi Segesta rappresenta uno dei più importanti centri archeologici siciliani. Oltre ai resti dell'antica città, rimangono il grandioso tempio dorico e il teatro.

 

Gli scavi archeologici

Il tempio, costruito durante l'ultimo trentennio del V secolo a.C., fuori dalle mura della città, ha un peristilio di 36 colonne (ossia con sei colonne sul lato più corto, non scanalate e sul lato lungo quattordici colonne) è in ottimo stato di conservazione e rappresenta un esempio unico di una importante architettura inspiegabilmente bloccata nella sua costruzione. L'ipotesi prevalente è che non sia mai stato terminato a causa delle continue guerre con Selinunte, non presentando resti nè della cella nè della copertura nè delle scanalatura delle colonne. Altre ipotesi, invece, protendono verso la costruzione di queste parti mancanti in legno. Per la sua perfezione e il buonissimo stato conservativo, può considerarsi uno dei templi più belli giunti fino a noi dall'antichità greca.
 

Il teatro, situato sulla collina opposta a quella del tempio, risalirebbe intorno alla metà del III secolo a.C., con un ampio semicerchio di 63 metri di diametro, si adagia sul declivio del colle, parte scavato e parte costruito sulla roccia. Ha un vasto panorama che va dal monte Inici fino al golfo di Castellammare. Con due ingressi sfalsati, ha separazioni fatte in travertino che dividono i posti in sette cunei verticali (kerkides) ed una divisione orizzontale del teatro (diazoma), che permettevano un'afflusso ottimo dei 4000 spettatori che poteva contenere. La fila superiore aveva sedili forniti di schienale. L'orchestra (lo spazio dove, nel dramma antico, agiva il coro) ha un diametro di 18,40 m. Purtroppo la zona superiore e la scena, che secondo gli studiosi sarebbe stata decorata da colonne e pilastri, sono semidistrutte.
Conserva ancora oggi un'acustica perfetta.

Nelle vicinanze si è rinvenuto il grandioso Santuario Segestano.

 
 
 

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