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Giovanni da Procida
La persona
più legata alla rivolta è Giovanni da Procida che, politico
tessitore ed intrigante cospiratore, si trasforma nella mente dei
siciliani in un eroe mitico, che compie atti e stramberie di ogni
genere. Anch'esso viene legato alle violenze ipotetiche sulle donne
da parte degli occupanti. La motivazione alla sua incessante opera a
favore della rivolta non è politica ma sarebbe la vendetta di un
padre addolorato. Si racconta, infatti, che il Procida avendo una
figlia da maritare, abbia chiesto il permesso al francese con cui
coabitavano. Il militare, consenziente, il giorno prima delle nozze,
crudelmente impose una specie di jus primae noctis,
violentandone la figlia. Da qui l'instancabile opera di
sovvertitore, padre disperato e vendicativo, del personaggio
storico.
Si racconta, anche, che il Procida andasse vagando paese per paese,
fingendo d'essere pazzo, con una trombetta in bocca per attirare i
francesi a cui raccontare barzellette e mattanate divertenti, e al
tempo stesso spingere nascostamente la popolazione alla rivolta.
La sua opera
di cospiratore instancabile, nel mistero che l'attornia, che
ingigantisce i racconti popolari, finisce per dare nome al
territorio stesso. L'eroe, si racconta, si sarebbe riunito con gli
altri cospiratori su uno scoglio davanti Trapani, che raggiungevano
addirittura a nuoto all'insaputa dei militari francesi. Lo scoglio
esiste davvero, ma, dopo le “riunioni segrete”, prese il nome di
Scoglio del Malconsiglio, come ancora oggi si chiama. |