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I VESPRI SICILIANI    
Introduzione   Le conseguenze del Vespro
La cospirazione   La dizione "Vespri siciliani"
I Vespri siciliani   Carlo I d'Angiò
Le cause del Vespro   Pietro III d'Aragona
LE LEGGENDE    
Gammazita   Dina e Clarenza
Giovanni da Procida   La dama bianca
La bella Angelina   INDIETRO
   

    I VESPRI SICILIANI
   Il Vespro è la pagina più luminosa
   della storia di Sicilia, ed è stata
   opera di tutto il popolo siciliano.
  

    Pietro III d'Aragona

 

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Pinerolo. San Luigi IX, re di Francia. Affresco neogotico nel Duomo.
 

 

Foto di Giovanni Dall'Orto -  17 Marzo 2007
 


 

 
 
 

da Wikimedia Commons

 

Pietro III d'Aragona

Piètro III re d'Aragona, II di Catalogna, I di Sicilia, detto il Grande (Valencia 1240-Villafranca del Penedés 1285) era figlio di Giacomo I il Conquistatore, a cui successe nel 1276, sia per quanto riguardava il regno, sia per le guerre rimaste in sospeso per la morte del padre.

Dopo aver portato a più miti desideri i rivoltosi e i suoi stessi fratelli minori e dopo aver sconfitto i Mori di Valencia, iniziò a tessere rapporti e alleanze con altri re. Ottenne appoggi politici con i sovrani di Castiglia, Portogallo, Inghilterra e con l'imperatore di Costantinopoli. Nel tentativo di contrastare l'espansione angioina nel mediterraneo, avanzò diritti al trono di Sicilia, in nome della moglie Costanza, figlia primogenita di Manfredi. che Carlo I d'Angiò aveva sconfitto a Benevento.

La ribellione dei Vespri (1282) gli permise di occupare l'isola senza colpo ferire, ma che lo portò ad uno scontro a tutto campo con gli angioini nella guerra denominata dei Novant'anni. La Francia e il papa Martino IV, cercarono alleati tra gli stessi cospiratori aragonesi e catalani, già ribelli prima che dopo l'inizio della guerra. Pietro III riuscì a sedare le rivolte, concedendo, stavolta, diritti e privilegi (Cortes di Barcellona, 1284) agli oppositori interni. Morì tuttavia prima di condurre guerra al suo stesso fratello insorto.

E' passato alla storia come un'eroe leggendario, tanto che viene citato da Dante nella Divina Commedia (“d'ogni valor portò cinta la corda”, Purgatorio VII), ma anche da molti altri poeti del tempo.

 
 

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