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Pollina e Castelbuono e la manna siciliana 

La manna, una linfa del tutto particolare
Raccolta ed utilizzo della manna
La manna in cucina

La cultura di Pollina
Castelbuono alle origini
La fondazione di Castelbuono
Chiese di Castelbuono
Il castello dei Ventimiglia

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LA MANNA SICILIANA

        La sua produzione si è ristretta
    nella piccola area di Pollina e
    Castelbuono. Le poche persone
    capaci di ottenerla, svolgono
    un’attività preziosissima e il loro si è
    trasformato in un lavoro da difendere
    e preservare. Parliamo della manna
    siciliana, che i romani chiamavano
    “miele di rugiada”.

   

     Raccolta ed utilizzo della
     manna

     
     

 

 

Manna da orniello, la manna pura che secerne dal frassino

Tonisiragusa - 4 dicembre 2009
Foto da Wikimedia Commons

 





 Il numero dei frassinicoltori è andato sempre più scemando nel corso del tempo. Oggi, la maggior parte di essi è in età anziana, ma sono presenti anche giovani, che operano con volontà ed entusiasmo. In effetti, incidere la corteccia dell’albero non è cosa semplice. Innanzi tutto, vi sono degli strumenti appositi. Il coltello, per primo, chiamato mannaruolo, e poi l'archetto, la paletta e la scatola, utilizzati per la raccolta della linfa. Praticare le incisioni sulla corteccia del frassino, è, tutt’altro, che istintiva, ecco perché bisogna avere dei buoni maestri.

Dopo l’esperto taglio trasversale, fuoriesce lentamente dal tronco un liquido di colore ceruleo e, se assaggiato, di sapore amaro (la lagrima), che, però, all'aria aperta, velocemente schiarisce, assumendo un sapore dolce. Rapprendendosi, prende forma di cannoli e stalattiti, bianchi e molto profumati. La raccolta di questi può avvenire ogni settimana.
Anche la raccolta necessita di esperienza, perché, a secondo la sua modalità, differisce il prodotto ottenuto. Esistono, sostanzialmente, tre modi. Il primo, classico (a Manna cannolo), vuole la raccolta con l'archetto della linfa condensata a forma di stalattite. Il secondo modo (a Manna rottame) richiede la raccolta nella scatola del liquido staccato con la rasula. La terza tecnica, tutta siciliana (a Manna in sorte), vuole che la resina, calando lungo il tronco, raggiunga alla base dei cladodi di ficodindia, in cui si raccoglie.

Dei tre tipi di raccolta, quella più pregiata è la prima, a cannolo. Oltre la tecnica tradizionale, negli ultimi anni è stata messa a punto un nuova metodologia, proprio per ottenere i cannoli di manna. Oggi si ritiene, pure, che la raccolta, invece che ogni settimana, possa essere effettuata anche dopo due giorni. 

Una volta presa la manna, essa viene posta ad asciugare all’ombra per 36 ore, per depurarla, per poi essere esposta in pieno sole,
per circa una settimana. A quel punto, il prodotto viene, successivamente, conservato in scatole di legno.
Ogni anno, la prima incisione viene fatta nella seconda metà di luglio, dopo che il frassinicoltore verifichi che la pianta sia pronta e capace di sopportare lo stress a cui verrà sottopposta. La raccolta della linfa termina alla fine di settembre, sempre se il tempo lo permette.

Il suo utilizzo come officinale
La manna presenta diversi usi officinali e medicinali. Per questo la sua assunzione va consigliata o prescritta da un medico.
Innanzi tutto la particolarità principale è quella d’essere un leggero lassativo, ma anche di regolatore intestinale. Assunto come decotto
è un blando purgante. Disintossica il fegato.
A livello polmonare fa da fluidificante, emolliente e sedativo della tosse. E’ un calmante nelle bronchiti.
Essendo per natura dolce, viene impiegata anche come dolcificante naturale, a basso contenuto di glucosio e fruttosio. Trova utilizzo come collirio, nonché come cosmetico naturale.

 
 

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