Il
piccolo paese di Pollina, di appena 3000 abitanti, fa parte del
Parco delle Madonie. Questo si caratterizza per la forte presenza fi
frassini, da cui si estrae la linfa della manna, considerata un
Presidio Slow Food dal ministero. Nel comune è presente la
frazione di Finale, dove vive la maggior parte degli abitanti.
Questi sono ivi residenti, a causa del terremoto del 26 giugno 1993,
che colpì l’area della provincia palermitana. Unitamente alle
persone, vi è stato, così, anche il decentramento delle attività
nella stessa frazione
Alcuni studiosi ritengono che
l’esistenza di Pollina abbia origine dalla
famosa città di
Apollonia, polis della Magna Grecia. Tuttavia, la tesi non ha
conferma in ritrovamenti archeologici. E’ vero, però, che essa è
conosciuta per un teatro “greco”, quello inventato, progettato e
costruito dall’architetto A. Foscari, negli anni ’70 del secolo
scorso. Il teatro all'aperto fu costruito, in un’apposita conca ai
piedi della Torre, con una roccia dolomitica, detta “Pietrarosa”,
per il suo colore. Il "Teatro
Pietra Rosa", così è chiamato, è stato inaugurato il 30
giugno del 1979 con la
rappresentazione
de "La donna di Samo". La torre, che domina il teatro all’aperto,
è denominata "Torre di
Maurolico": Faceva parte del castello e del sistema difensivo
di Pollina. E’ chiamata “di Maurolico” (Francesco) perché venne
utilizzata dal grande studioso siciliano per le sue osservazioni
astronomiche, dal 1548 al 1550.
Tra le piccole ricchezze di Pollina troviamo la "Chiesa
dei SS. Giovanni e Paolo". Al suo interno è conservato il
gruppo scultoreo della Natività, realizzato,
nel 1526, da
Antonello Gagini. Legata, invece, alla "Chiesa
di San Giuliano, è la Festa del santo omonimo, patrono
del paese. Si svolge nella prima domenica di luglio e dura tre
giorni. Quattro sono le processioni legate al santo. Le più curiose
e suggestive sono quella "della farina" e la processione campestre,
che vede il simulacro di San Giuliano portato in un giro per le
campagne di Pollina. La patrona, invece, della frazione di Finale
è la Madonna della Lettera.
La cultura del lavoro
Quella che una volta era una pratica abbastanza diffusa, la raccolta
della manna, si è trasformata in un’antica tradizione di valore
culturale, oltre che storico. Al tempo dei greci e dei romani, la
linfa prodotta dall’incisione della corteccia dei frassini era detta
“miele di rugiada” o “miele di frassino” o “Secrezione
delle stelle”. I medici di allora ne facevano ampio uso. Poi,
al tempo degli arabi, la manna era considerata benedetta,
perché citata nel
Corano. I musulmani reputavano possedesse, addirittura,
valenze spirituali. Successivamente, come prodotto officinale, il
prezioso fluido veniva utilizzato normalmente in composti
medicinali. In Italia la sua produzione avveniva, oltre che nella
zona settentrionale della Sicilia, anche in Toscana, nella Puglia e
nella Calabria. Insomma, una storia abbastanza comune. Fatto sta
che oggi la sua produzione si è ristretta nella piccola area di
Pollina e Castelbuono. I frassini delle Madonie hanno acquistato un
valore, oltre che commerciale, anche culturale. Le persone capaci di
ottenere, con un particolare coltello ed altri attrezzi, la manna,
svolgono un lavoro preziosissimo e il loro si è trasformato, poiché
rischia di sparire, in un lavoro da difendere e preservare.
A Pollina è stato aperto anche il Museo
Etnoantropologico della manna. Il suo ispiratore e curatore, Giulio
Gelardi, è anche tra i maggiori promotori di questa antica
produzione, che rischiava di perdersi. E’ anche un innovatore, sia
nel settore produttivo, sia dei possibili prodotti
commercializzabili.
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