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I Nebrodi, San Fratello ed i suoi cavalli.
Introduzione
Il paese dei fratelli martiri
La storia fragile di un'area antica
La Grotta di San Teodoro
Il "francese di San Fratello
La "festa dei Giudei"
Il Sanfratellano: nato libero
L'alta genuinità dei prodotti locali
 
 
Il mondo dei Nebrodi
Cenni storici sui Nebrodi
L'Architettura sui Nebrodi
Geologia, morfologia e idrografia
I Nebrodi: flora e fauna
 
Mistretta
Mistretta: il museo silvo-pastorale
Itinerari: Cesarò
 
Video su San Fratello
Video sui Nebrodi
 
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     SAN FRATELLO

      La millenaria civiltà dei contadini
   e dei pastori dei Nebrodi si
   rispecchia in numerose produzioni
   alimentari e artigianali. I formaggi e
   gli insaccati, ad esempio, trovano la
   loro massima espressione nella
   qualità e genuinità di quelli locali,
   che vengono, ancora oggi, lavorati
   dalle sapienti mani dei pastori
   siciliani.

   

    Il Sanfratellano: nato libero

   
     
     

 

 

Il cavallo di razza "Sanfratellana"

 

 
 





 

 Sui Nebrodi, tra i boschi, a volte si incontrano dei cavalli lasciati vivere allo stato brado: sono i sanfratellani. La razza di questi cavalli è del tutto autoctona. Vivono sui monti Nebrodi, in particolare nella zona di San Fratello, da cui prendono il nome. Cresciuti da secoli in quest’area (alcuni dicono in quest’isola linguistica) la razza ha sviluppato doti di forza e robustezza, che la caratterizzano, quindi, per la sua frugalità e resistenza.

Gli storici hanno indagato sulle sue origini. Alcuni li legano agli arabi, che li avrebbero importati dall’oriente (prima, quindi,
prima del X secolo). Altri, invece, li collegano con razze del nord e la sua introduzione nell’isola da parte normanna. Quest’ultima ipotesi si collega all’arrivo del conte Ruggero, in particolare a San Fratello. Egli era sposato con Adelaide del Vasto (1074–1118), che apparteneva agli aleramici. Suo padre, infatti, Manfredi Aleramo, era marchese del Monferrato (in Piemonte), e del Savonese. Il matrimonio tra i due avvenne nel 1089. La regina giunse in Sicilia sbarcando nel porto di Messina, con un seguito nutrito di militari della scorta e di suoi conterranei. Grazie all’intercessione di lei, i nuovi coloni ebbero privilegi e territori, tra i quali l’area del ricostruito abitato di San Fratello. Il paese si distinse per il dialetto originario del nord e della Provenza francese. Naturalmente a Messina, insieme ai coloni fu portata la dote e cavalli utilizzati dai militari. Essendo la cosa documentata, l’introduzione di cavalli “nordici” è, comunque, un dato di fatto. Può, quindi, essere messa in dubbio la provenienza araba degli equini.
In ogni caso, è da questo periodo storico che iniziano le vicende del Cavallo Sanfratellano dei Nebrodi, collegate direttamente con la popolazione ivi residente. Nell’evoluzione successiva il cavallo sanfratellano ha subito vari incroci. Esso ha caratteristiche proprie del Lipizzano, il Maremmano e del Purosangue inglese

Con la nascita dell'Associazione Sportiva del Cavallo Sanfratellano, giovani cavallerizzi locali hanno allevato e addestrato un certo numero di essi. Non solo, si sono impegnati a farli conoscere agli appassionati e a gestirne il controllo della genealogia, oltre al monitoraggio di misure, crescita ponderale e principali caratteristiche della razza siciliana.
Un sanfratellano può variare, infatti,  per il peso tra i 450 e 500 kg, e secondo l’altezza tra 1,56 m e 1,66 m. Un Sanfratellano è, senz’altro, resistente, forte e muscoloso.
La ristrettezza della zona in cui la razza cresce e si sviluppa, che ne limita una possibile diffusione, non ha impedito, tuttavia, la divulgazione e la conoscenza della razza sanfratellana tra gli esperti e  conoscitori.

Se in passato questo cavallo veniva utilizzato anche per lavori leggeri, oggi si preferisce dedicarlo all’equitazione ed il maneggio, oltre che al turismo equestre. Il suo carattere docile permette l’uso sportivo del salto ad ostacoli.

 
 

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