Sarà difficile cambiare questa mentalità consolidata senza
uninformazione capillare che metta in evidenza il fatto che il territorio, lhabitat
naturale, il patrimonio storico e artistico sono un bene comune che, amministrato con
saggezza, rifluisce sui beni individuali aumentandone il valore. Una casa a San Gemignano
e a Spoleto vale molto di più che due o tre appartamenti in centri urbani degradati.
Nellarea dei Nebrodi
sarebbe meno problematico che altrove promuovere una coscienza collettiva avanzata
rispetto alla gestione urbanistica e ambientale. E questo perché luomo dei Nebrodi,
fortemente determinato, è sempre riuscito a sanare le ferite delle dominazioni e delle
occupazioni e a ricostruire sulle sistematiche distruzioni dei boschi che si sono
succedute sin dallepoca dei fenici.
A questa costante storica - già di per sé
importante base per una moderna cultura dellambiente - si aggiunge oggi la
straordinaria occasione della costituzione del Parco naturale. Una legislazione più
illuminata può fare il resto, accompagnando la normativa vincolistica con
unincentivazione in termini di contributi, mutui, sgravi fiscali. Questo è il modo
più giusto ed efficace per avviare unopera di risanamento e di conservazione delle
colture agricole e boschive, del risanamento urbano anche attraverso lutilizzazione
dei materiali edilizi tradizionali. La gente dei Nebrodi sente fortemente lesigenza
della tutela della propria identità, nella quale giustamente include i luoghi e le
tradizioni. Listituzione del Parco dei Nebrodi, inoltre, potrebbe fornire
unoccasione non facilmente ripetibile per promuovere una robusta campagna di
educazione ambientale, rivolta al recupero complessivo di tutte le potenzialità
dellintera area.
Listituzione del Parco,
comunque, va collocata in una prospettiva più ampia: non di mera conservazione, ma di sviluppo delle aree
boschive. Lestensione delle foreste per contrastare la riduzione dellossigeno
e il surriscaldamento dellatmosfera terrestre è ormai una vera e propria emergenza
della nostra epoca. Una emergenza che non va affrontata soltanto in Amazzonia o nel
Camerun difendendo il patrimonio ecologico esistente, ma va fronteggiata anche nei paesi
ad alto sviluppo: anche in Europa, dunque, e qui da noi in Sicilia, sulle colline e sulle
montagne.
Ma anche in questo caso sarà
necessario uscire dai pigri binari degli interventi tradizionali e studiare una strategia
articolata che preveda limpiego di tecnologie avanzate sul terreno della protezione
preventiva degli incendi, lassunzione di personale specializzato per la salvaguardia
del verde, il coinvolgimento (con incentivi adeguati) delliniziativa privata nella
riforestazione, in parte da destinare a zone protette di habitat naturale da
ricostruire, programmando taglio e successiva ricostituzione. Una strategia di questo
tipo, oltre a migliorare lambiente e le stesse condizioni climatiche, aprirebbe
spazi interessanti alloccupazione giovanile.
Dobbiamo smetterla di
considerare lecologia e la tutela dei centri storici e del territorio come velleità
utopiche e cominciare ad abituarci ad assumerli come parametri obbligati delle nostre
azioni quotidiane e della nostra volontà progettuale. Così anche i conti complessivi
delleconomia torneranno meglio.
Nellarea dei Nebrodi
esistono tutte le condizioni per sperimentare una programmazione avanzata degli interventi
sul territorio che sappia andare oltre la difficile mediazione tra sviluppo economico e
conservazione ambientale.
Il punto di partenza, infatti,
è ancora più che soddisfacente, perché i Nebrodi non sono stati investiti, se non
marginalmente, da quel tipo di crescita dissennata delle attività economiche che ha
travolto molto spesso gli equilibri ambientali, cancellando anche interi complessi
paesistici e monumentali.
Favorisce una simile
prospettiva il fattore umano che qui è particolarmente sensibile ad un messaggio di
questo tipo.
Per secoli la gente dei
Nebrodi ha difeso contro gli invasori stranieri le proprie tradizioni e, nella misura del
possibile, il proprio ambiente, riuscendo ad omologare - invece che arrendersi
allegemonia culturale - etnie diverse discese dal nord più evoluto: svevi,
normanni, monferrini e lombardi, sopratutto quei lombardi di cui Elio Vittorini in
"Conversazione in Sicilia" ha ricercato lesistenza oltre i confini di San
Fratello, dove limpatto è stato più forte, lasciando segni persino a livello
linguistico. Può farlo ancora, può ripristinare quellhabitat unico, che il mito
greco assegnava alla cacciatrice Artemide.
È dunque su questi cardini
che va costruito il futuro di questarea: un futuro che non rinneghi le proprie
radici, ma impianti su di esse più saldamente prospettive e speranze.
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