Gli scultori lombardo-comaschi e toscano-carraresi che avevano già
operato nei cantieri dellarco di Alfonso dAragona in Castelnuovo, nella
Cappella della Pace e nella Real Santa Casa dellAnnunciata nel Duomo ed in altri
monumenti della città partenopea, dopo lingresso di Carlo VIII0 di
Francia a Napoli, si spingono più a Sud in cerca di nuova committenza, stabilendosi, in
parte, a Messina e a Palermo.
La loro attività, legata
alla scultura sacra e profana a carattere celebrativo e funerario, introduce il
Rinascimento in Sicilia.
Associati in corporazioni,
non si dedicano soltanto alla statuaria in qualità di "sculptores" o
"magistri marmorarii" ma anche come costruttori ed architetti,
"fabricatores", vedi Gabriele da Como, alias di Battista, operosissimo, come si
vedrà nel territorio dei Nebrodi, citato assieme a Domenico Gagini, al carrarese Giuliano
Mancino, che diverrà suo genero, a Giorgio da Milano, ad Antonio Vanella e ad altri
quaranta artisti, fra i quali anche un Michele da Naso "perriatore" cioè
picconiere, scalpellino, nel "Privilegium marmoraris et fabricatoribus"
stilato in Palermo il 18 settembre 1487. (G. Di Marzo, 110, 1880).
Fra i maestri citati,
Domenico Gagini, nativo di Bissone, sul lago di Como, è lautore, con lausilio
della sua bottega, del monumento ad Artale Cardona, morto nel 1477, e figlio di
quel Pietro che fu Camerlengo del regno aragonese, in S. Maria di Gesù di Naso.
(A.W. Kruft, 1972).
Lo schema tradizionale del
monumento con virtù come cariatidi ed il cagnolino ai piedi del giacente, risultante di
un gusto gotico persistente, di estrazione nordica e catalana, ancor vivo a Messina, dove
aveva soggiornato fra gli altri, Baboccio da Piperno, e di cui si hanno riscontri nei
frammenti bronzei del fonte battesimale di Novara di Sicilia, si vitalizza per una
plastica rinascimentale e toscana più in sintonia con i tempi.
Anche il sarcofago di Marco
e Vincenzo Falangeri in S. Maria dellAiuto in S. Marco dAlunzio di
Domenico e aiuti dichiara lautografia nella purezza dellovale del giacente e
nella finezza del modellato plastico, memore della raffinata decorazione del Malvito a
Napoli.
Un altro scultore, forse
siciliano (A.W. Kruft 1972) informato anche dellattività napoletana di Francesco
Laurana, ne segue lo schema semplificato nella tomba di Laura Rosso in S.
Domenico a Militello Rosmarino, nel 1484. |