Nella Madonna di Alcara Li Fusi si nota lo stesso ovale di tipo
lauranesco, lo stesso sguardo triste e pensoso, la stessa stilizzazione nelle mani da
manichino, la stessa caratterizzazione tipologica del bambinello appollaiato instabilmente
sullavambraccio materno.
Le referenze con il Laurana
sono evidenti anche nellimpostazione prospettica vicina alla Madonna di scuola
lauranesca di Castelvetrano (B. Patera 1965).
Si tratta quindi di opera
di grande qualità uscita dalla bottega del maestro lombardo.
Un altro lombardo: Gabriele
di Battista o da Como, già introdotto come costruttore e marmoraro nella committenza
palermitana, solo, o più spesso con altri soci e con il genero, lo scultore carrarese
Giuliano Mancino, giunto nella capitale nel 1499, continua il repertorio stilizzato
desunto da Domenico.
Una Madonna della catena
nella Matrice di Mirto, in relazione con la già citata Madonna del soccorso di S.
Mauro Castelverde, e creduta dispersa (A.W. Kruft 1976) o variamente attribuita con
qualche sfasamento temporale, riteniamo debba essergli restituita, giacché, oltre alle
referenze stilistiche ben precise, esiste persino latto di allogazione (19 Marzo
1499) G. de Battista e Domenico Pellegrino vendono a Theo Protopapa una Vergine con
Bambino per la Chiesa Madre, Not. Matteo Ventimiglia, Reg. 1363 (F. Meli, 1959). Il Kruft
non cita questo documento, ma un altro del 1500 identico, negli atti del notaio Giacomo
Lucido Reg. 1874 dellArchivio di Stato di Palermo, forse perfezionamento del primo
contratto.
Unaltra Vergine
del Soccorso con lo stemma dei Filangeri sulla base, nella chiesa di S. Maria
dellaiuto a S. Marco dAlunzio, gli è stata attribuita parzialmente
dal Kruft (plinto e bambinello postulante) mentre il resto sarebbe di un collaboratore che
si ispira alla Madonna di Domenico Gagini in S. Francesco di Palermo per lo schema, e a
quella di Marsala per lo stile, mentre nella grotta presepiale della base, riferibile a
Gabriele, sono evidenti i refusi iconografici con il fonte del Museo Pepoli di Trapani.
Dello stesso Gabriele de
Battista, la Madonna della presentazione del Duomo di Taormina eseguita in società con
Andrea Mancino, e che per limpostazione prospettico-spaziale del bambinello è una
delle prove più alte della scultura del lombardo, ci ha permesso lattribuzione
della sua variante medita nella matrice di Ucria, da S. Maria della Scala. Entrambe
in relazione con quella di Giorgio da Milano in S. Maria di Gesù a Termini Imerese.
Anche una Madonna del
lume della matrice di S. Angelo di Brolo, con drappeggi metallici, tipici dei
lombardi della cerchia dei Mantegazza scesi verso il Sud dopo aver fatto tappa a Napoli
(A. Barricelli 1973) come quel Lazzaro Maffiolo, il cui nome ricorre nei documenti del Di
Marzo, presenta afferenze anche con la scultura di Gabriele nellimpostazione
anatomica, dimostrando quanto essa fosse nota per essere imitata.
Le pieghe spezzate ed
appiattite, le mani attaccate al polso in maniera rigida, le dita lignee da marionetta
compaiono in altre Madonne dei Nebrodi come quella della Matrice di Militello Rosmarino
eseguita certo in collaborazione con Andrea Mancino, giacché il viso è tipologicamente
simile a quello della Madonna di Caccamo del 1500, opera certa del carrarese.
Andrea Mancino, anche lui
forse carrarese, come quel Giuliano omonimo, pure marmoraro che ne sposò la nipote.
Allievo e "socio"
di Domenico Gagini per un anno, prima che la morte cogliesse il grande maestro nel 1492,
collaboratore prima del figlio di lui Giovannello Gagini, affidatogli dal padre, ed alla
sua prematura scomparsa, del suocero Gabriele di Battista in lavori di decorazione
architettonica come colonne e capitelli del chiostro di S. Francesco e dei Palazzi
Abatellis ed Aiutamicristo a Palermo. |