Anche il timpano del portale della chiesa madre di Santa Lucia del Mela,
che fornisce il modello per quello del Duomo di Mistretta datato 1848 ed attribuito
variamente ad Andrea e Giovanni da Milano (Bellafiore 1963) allo stesso e Giovannello
Gagini (Accascina 1959) ed al solo Andrea (Kruft 1976), è una delle opere più riuscite
del carrarese, che evidenzia i caratteri del suo stile, quali la sfericità lauranesca dei
capi, i bordi dei drappeggi a festoni paralleli ed appiattiti, larricciatura
metallica dei capelli, reperibili in altre sculture sacre dei Nebrodi, come lmedita S.
Margherita del convento delle Clarisse di Tortorici che ha forti affinità con
lAnnunziata della chiesa omonima di Ucria.
Fra gli altri toscani
immigrati, anche il carrarese Antonio Vanella socio di Andrea Mancino, con il quale
lavora, come si è visto per la custodia di Nicosia.
Maria Accascina (1959,1960)
ritenne lo scultore collaboratore di gran lunga inferiore al socio, anzi, semplice
scalpellino, "dalla vita grama, come era stata grama la sua scultura, lavorando in
zone periferiche".
Il tabernacolo di marmo ad
una sola nicchia, nellAnnunziata di Ficarra, non specificato dalla studiosa, come
non lo fu dal Di Marzo, che afferma di non averlo reperito, malgrado lo strumento rogato
in Palermo il 23 Giugno 1514, con il quale si promette ad un Antonio Piccolo di quella
terra, un tabernacolo di marmo bianco con sportello dorato, invece è tuttora in situ e ci
rivela, oltre che una mano felice, una sintesi compositiva legata agli stilemi più
caratterizzanti di Domenico Gagini, nella levigatezza plastica della materia (Barricelli
1986). Una statua dello stesso marmoraro si trova nella cattedrale di Patti, in una
nicchia alla sommità del coro, si tratta di una Vergine con iscrizione sul basamento che
ne indica lautore: hoc opus fecit M. Ant. Vanelli Paomi, di fattura un po
legnosa e più in armonia con le opere di Domenico che di Antonello Gagini, è
daltra parte perfettamente consona alla custodia di Nicosia, specie nella tipologia
dei volti e nei riscontri formali del panneggio angoloso dello scultore, in ritardo con i
tempi, ma non privo di dignità professionale.
Un altro carrarese era
giunto frattanto a Messina nel 1513, Giovan Battista Mazzolo, "capomastro" de
la ecclesia maggiore attivo anche nella scultura funeraria, sino al catanese.
Lo troviamo
inaspettatamente anche a Raccuia, dove Bernardo Lanza gli commissiona il 5 Gennaio 1530,
(Di Marzo, 18 JJO e doc....) un gruppo raffigurante lannunciazione da spedire
via mare e da consegnare "in maritima civitas Pattarum, seu Broli aut S.
Juliani", cosa che fu fatta dopo tre anni.
Il gruppo tuttora
conservato nella chiesa omonima non fu il solo ad essere spedito dallo scultore, giacché
unaltra statua mariana, da lui siglata, per S. M. di Gesù, si trova ora
nella stessa chiesa.
In entrambe le opere si
evidenzia uno stile aspro, con quelle rigidezze e sfaccettature formali già messe in
relazione con lattività degli scultori lombardi della cerchia dei Mantegazza. |