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Premessa
Il mondo dei Nebrodi
Cenni storici
La scultura dei Nebrodi
L'architettura medievale
L'architettura rinascimentale
  Il territorio: geologia
Il territorio: morfologia
Il territorio: idrografia
Il territorio: vegetazione e flora
Il territorio: fauna

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 Conosciamo i Nebrodi
   IL TERRITORIO DEI NEBRODI:
   L'AMBIENTE NATURALISTICO, ANTROPICO,
   STORICO E   CULTURALE
 

Per saperne di più  

 
   
 
  La scultura dei Nebrodi    
     
     

Testo di Francesco Cimino


 

 
I NEBRODI PER IMMAGINI
Capo d’Orlando, Il Santuario (1588) sul promontorio e il castello trecentesco.
 
Foto di Chiara Samugheo

 








 
È sintomatico come negli stessi anni, l’epigono gaginiano Giuseppe, figlio di Giacomo Gagini, firmi nel 1578, una Madonna col Bambino per S. Maria di Gesù di Mirto che tenta di mettersi al passo con i tempi, attraverso una struttura compositiva simile alle precedenti, innestata sull’arcaico modello di famiglia, con effetti curiosamente barocchi.

Un’ancona marmorea scomposta nella Matrice di S. Marco d’A lunzio con le statue di S. Marco e S. Nicola e bassorilievi con l’Annunciazione e l’ultima cena, mostra una evidente unità di stile.

I santi evangelisti incedono con una gestualità controriformata, mentre gli apostoli, abbinati, dialogano con rovello michelangiolesco.

Questi ultimi per concordanze di stile nel modellato plasticamente equilibrato ed essenziale, nei volti e nelle capigliature che ricordano i bassorilievi del Bonanno, specie quelli con le storie di S. Pietro, alla base della scultura omonima nella matrice di Castroreale datata 1586 (Bilardo 1983) rivisitano il classicismo antiquario del Montorsoli caricandolo di nuove vibrazioni espressioniste attraverso un medium atmosferico che sfuoca il particolare.

Dopo un torpore durato pressappoco dal tempo dei Gagini, giacché nè il morente stato borbonico, n’è il nascente stato piemontese post-unitario furono in grado di sostituire ai valori religiosi, in declino dopo le soppressioni, dei solidi

valori laici, e ne è testimone la tetra, monocorde scultura funeraria e monumentale successiva ai conflitti bellici, che sembrava essere l’unica depositaria di certezze ed ideali. E avvenuto un improvviso risveglio dell’arte e della scultura, come presa di coscienza e reazione a degli ideali in negativo, che, subdolamente hanno progredito e proliferato al seguito degli idoli della "civiltà di consumi".

Lo spazio cubico, convenzionale, commerciale edilizio, è stato scardinato in favore di una più libera e non circoscritta dimensione prospettica, che vuole ricondurre l’uomo quasi a una mitica "Città del Sole", proiezione di un assoluto quasi platonico.

Sono nate così "idee" come Fiumara d’Arte.

 
 

     

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