In linea con la prima corrente, larchitetto carrarese Giovanni
Maffei attivo a Messina nel primo trentennio del 600 e di cui, oltre
alle indicazioni del Susinno, non èrimasta traccia storica.
LAccascina si chiede
se, in mancanza di altri elementi, non siano da attribuirgli le chiese di S. Andrea e S.
Biagio a San Piero Patti, che, in realtà, si chiama S. Maria e che abbiamo
già visto, è più antica, o quella di S. Filippo a San-tAngelo di Brolo,
che potrebbe adattarsi cronologicamente se non fosse, per quanto riguarda lo spazio
interno, limitazione della più antica S. Salvatore, nello stesso luogo.
Esiti delle tendenze
decorative del Maffei le facciate ba-rocche di SantAngelo di Brolo, Frazzanò, S.
Marco dAlunzio, ed ancora la Cappella del Rosario nella Chiesa Madre di
Naso, trasportata da S. Pietro dei Latini, ed i commessi poco noti di una
cappella della Chiesa di S. Maria di Gioiosa Marea, trasferita da Gioiosa
Guardia.
Il paliotto daltare
riprende in commesso e tarsia (lantico opus tassellatum) il disegno più
complesso di quello della Cappella di S. Cono nella cripta della chiesa omonima di
Naso, e i cui motivi sono espressi in forme più dialettali da un paliotto del vecchio Santuario
del Tindari.
Un motivo singolare è dato
dal fatto che la Madonna della Cappella del Rosario di Naso abbia vaghe referenze con
unaltra Vergine di Gioiosa Marea, datata 1623 e siglata D. Martino
Curtulillo, che, se non si tratta del committente, dimostra, per lattualità di
questo cognome nel santangiolese, come finalmente la scultura si fosse affrancata dalla
dipendenza toscana.
In molti paesi dei Nebrodi
fiorirono scuole e botteghe di arti figurative ed applicate, spesso tenute da religiosi,
come quella, notissima, fra 600 e 700, dei Carmelitani del Convento di S.
Nicolò de Soini in S. Piero Patti, nel quale era attiva anche una cattedra di
geologia e filosofia.
Si deve a quella scuola la
costruzione di molti altari barocchi fra i quali quello della stessa chiesa annessa al
convento. |