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Premessa
Il mondo dei Nebrodi
Cenni storici
La scultura dei Nebrodi
L'architettura medievale
L'architettura rinascimentale
  Il territorio: geologia
Il territorio: morfologia
Il territorio: idrografia
Il territorio: vegetazione e flora
Il territorio: fauna

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 Conosciamo i Nebrodi
   IL TERRITORIO DEI NEBRODI:
   L'AMBIENTE NATURALISTICO, ANTROPICO,
   STORICO E   CULTURALE
 

Per saperne di più  

 
   
 
  L'architettura
  rinascimentale
   
     
     

Testo di  Anna Barricelli


 

 
I NEBRODI PER IMMAGINI
Caronia, il castello normanno sorge in cima al paese. I resti dell’antica cinta muraria sono invece del tardo trecento.
 
Foto di Chiara Samugheo

 


 
L’arte del commesso e del "rabisco" aveva avuto il suo maggiore fulgore a Messina con la Cappella della Madonna della Lettera, appaltata intorno al 1628 dall’architetto Simone Gullì. La decorazione ad intarsi di marmi e pietre dure, legata ad un repertorio grafico manieristico, risente a Messina del massiccio arrivo di scultori toscani e carraresi: Montanini, Montorsoli, Calamech, assumendo spesso connotazioni toscane ritardate rispetto alla precedente fioritura degli opifici di pietre dure medicei, e differenziandosi dal contemporaneo rigoglio palermitano, più legato all’esplosiva teatralità del barocco romano e spagnolo.

In linea con la prima corrente, l’architetto carrarese Giovanni Maffei — attivo a Messina nel primo trentennio del ‘600 — e di cui, oltre alle indicazioni del Susinno, non èrimasta traccia storica.

L’Accascina si chiede se, in mancanza di altri elementi, non siano da attribuirgli le chiese di S. Andrea e S. Biagio a San Piero Patti, che, in realtà, si chiama S. Maria e che abbiamo già visto, è più antica, o quella di S. Filippo a San-t’Angelo di Brolo, che potrebbe adattarsi cronologicamente se non fosse, per quanto riguarda lo spazio interno, l’imitazione della più antica S. Salvatore, nello stesso luogo.

Esiti delle tendenze decorative del Maffei le facciate ba-rocche di Sant’Angelo di Brolo, Frazzanò, S. Marco d’Alunzio, ed ancora la Cappella del Rosario nella Chiesa Madre di Naso, trasportata da S. Pietro dei Latini, ed i commessi poco noti di una cappella della Chiesa di S. Maria di Gioiosa Marea, trasferita da Gioiosa Guardia.

Il paliotto d’altare riprende in commesso e tarsia (l’antico opus tassellatum) il disegno più complesso di quello della Cappella di S. Cono nella cripta della chiesa omonima di Naso, e i cui motivi sono espressi in forme più dialettali da un paliotto del vecchio Santuario del Tindari.

Un motivo singolare è dato dal fatto che la Madonna della Cappella del Rosario di Naso abbia vaghe referenze con un’altra Vergine di Gioiosa Marea, datata 1623 e siglata D. Martino Curtulillo, che, se non si tratta del committente, dimostra, per l’attualità di questo cognome nel santangiolese, come finalmente la scultura si fosse affrancata dalla dipendenza toscana.

In molti paesi dei Nebrodi fiorirono scuole e botteghe di arti figurative ed applicate, spesso tenute da religiosi, come quella, notissima, fra ‘600 e ‘700, dei Carmelitani del Convento di S. Nicolò de’ Soini in S. Piero Patti, nel quale era attiva anche una cattedra di geologia e filosofia.

Si deve a quella scuola la costruzione di molti altari barocchi fra i quali quello della stessa chiesa annessa al convento.

 
 

     

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