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Mercati e mercatini storici in Sicilia

Le regole"del mercato"

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Mercati palermitani: la Vucciria
Il mercato di Ballarò
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Catania ed i suoi mercatini

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     MERCATI
IN SICILIA

          L’universo popolare e folcloristico
   
si racconta nei mercati siciliani. Dalla
    Vucciria al mercato di Ballarò a
    Palermo, dalla Pescheria alla Fiera
    del lune a Catania, si esprimono in
    un insieme di voci e vuciate assai
    caratteristico. E’ per questo fascino,
    che sono molto frequentati dai turisti
    stessi.

   

    Mercati palermitani:
    la Vucciria

     
     

 
   

Venditore di stigghiole al mercato della Vucciria di Palermo

Dedda71 - 29 marzo 2007
Foto da Wikimedia Commons

 





 La grande cultura popolare siciliana trova a Palermo più piani d’espressione nella quotidianità della vita che vi si svolge. E’ il caso della cucina di strada, ma è anche quello dei suoi mercati. A Palermo esistono ancora dei mercati di origine storica. Sono quelli della Vucciria, di Ballarò e de Il Capo.

Tra i mercati storici più conosciuti di Palermo vi è quello detto Vucciria. Il mercato nasce storicamente come dedicato alla macellazione e alla vendita di carni. Il termine Vucciria, infatti, nasce dal francese boucherie (macelleria). Col tempo si aggregarono ad esso rivendite di altri generi alimentari, come pesce, frutta e verdura. La zona del mercato è situata nei pressi del porto. Alcuni studiosi ritengono che la sua nascita sia addebitabile al gran numero di mercanti che lo frequentavano, nel XII secolo. Tra di essi genovesi, pisani, veneziani e molti altri.
Nel 1783, l’allora viceré, Caracciolo, decise di valorizzare l’area di Vucciria. Nella sua piazza principale, quella oggi denominata col suo nome, fece costruire dei portici per ospitarvi i venditori. Al centro di essa fece porre una fontana. Sulle strade occupate dal mercato palermitano si aprono diversi palazzi signorili, tra cui Palazzo Mazzarino (proprietà della famiglia del noto cardinale francese).
Anticamente era chiamato anche "la Bucciria grande", per la sua grandezza, che lo differenziava dagli altri, più piccoli.

Poiché il termine "Vuccirìa" in siciliano vuol dire "Confusione", il nome denota il chiasso tipico, che vi regna, fatto di rumori, voci e grida dei venditori, che lo contraddistingue.
A caratterizzarlo sono inoltre i mille odori, che lo pervadono e l’arcobaleno di colori delle mercanzie in vendita. Tra gli odori più tipici, quello del pesce fresco, di ogni genere e qualità, disteso su una graniglia di ghiaccio (orate, scorfani, tonni, i tipici polpi, seppie, calamari, oltre ai gamberi ed il nobile pescespada)..
Percorrendo le stradine, balzano agli occhi piramidi di frutta e verdura in grandi quantità (ad esempio, zucchine e broccoli verdi). D’estate trionfano le angurie tagliate ed offerti già a fette.

Alla Vucciria non manca la tradizionale cucina di strada palermitana, con le stigghiole alla brace, panelle, crocchè e pane con la milza. Altri venditori offrono polipi bolliti, conditi con qualche goccia di limone.
La ricchezza ambientale del mercato ha ispirato numerosi artisti e fotografi, che hanno realizzato opere e mostre ad esso dedicate. Tra i pittori, Renato Guttuso che ha dipinto il quadro "Vucciria di Palermo", del 1974, oggi esposto al
Palazzo Steri.

La zona della Vucciria, negli ultimi anni, è divenuta così importante e alternativa da ospitare, la sera fino a notte, la movida palermitana. Diverse taverne, a tal scopo, vendono bibite e alimenti a prezzi più bassi di altri locali nel resto della città.

 
 

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