Un
altro noto mercato
storico di Palermo è quello di Ballarò. La sua area copre,
nel quartiere
dell’Albergheria, Piazza Casa
Professa fino ai
bastioni di corso Tukory, dirigendosi verso Porta Sant'Agata.
Analogamente a
quello della Vucciria, vi si trovano frutta, ortaggi,
verdure, carne e pesce. A differenziarlo è la presenza di primizie,
frutta e verdura, provenienti dalle campagne circostanti Palermo.
La derivazione del nome
Sembra sia il mercato palermitano più antico in assoluto. A
dimostrarlo sarebbe il suo stesso nome. Le sue numerose
derivazione hanno la fantasia della leggenda. Ballarò,
infatti, deriverebbe da
Bahlara,
un antico villaggio posto nei dintorni di Monreale. Da qui
giungevano i mercanti arabi che affollavano il mercato palermitano.
Sempre legata al periodo arabo è la derivazione da Souk el
Ballarak, che vuol dire in arabo “mercato degli specchi”.
Altri studiosi,
invece, fanno derivare la denominazione da
Vallaraya,
che sarebbe stato, addirittura, il nome di un monarca
indiano della lontana
provincia del
Deccan. Un’altra etimologia ancora, ma più recente, lega il nome
a quello di Ferdinand Ballarò, capitano, nel 1400, del Re
aragonese Ferdinando. In ultima, una derivazione che ha il sapore
dell’ironia. Il nome proverebbe dalla famiglia Ballarò, esattori,
per conto del re di Spagna, della tassa sui prodotti in vendita
nello stesso mercato
palermitano.
Come tutti i mercati molto frequentati e
affollati (in una moltitudine di bancarelle), le voci e le grida dei
venditori lo caratterizzano. L’intonazione di questi ultimi è del
tutto particolare e, soprattutto, i richiami sono gridati in
palermitano, il che crea una “musica” unica (le cosiddette
abbanniate).
Estremamente suggestive, infatti, sono le cantilene (ogni venditore
ha le sue), per attirare gli acquirenti, pubblicizzando la bontà ed
il prezzo conveniente dei suoi prodotti. Anche nel mercato di
Ballarò è in vendita il ricchissimo cibo di strada, così tipico
della città e della tradizione siciliana in genere.
Vengono offerte ai
passanti le classiche panelle (a
base di
farina di ceci), i cazzilli (una specie di crocchette di
patate), cipolle e verdure lesse, polpo, spruzzato di limone, le
stigghiole e le
quarume (fatte con le interiora di vitello). Il nome Ballarò,
oltre ad essere quello della nota trasmissione di Rai 3, è anche
quello di un gruppo teatrale locale e di
una radio web di
Palermo.
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