La travagliata vita del museo
paleontologico e geologico di Palermo iniziò nel 1866, quando venne
fondato da Gaetano Giorgio Gemmellaro. Lo studioso di grande fama lo
diresse fino al 1904, anno della sua morte. Fu egli, in particolare,
il creatore della collezione che ne costituisce ancora oggi la base.
Essendo un professore universitario della locale Università, le sue
ricerche e la collezione stessa sostanziarono il dipartimento di
geologia e geodesia già nell’Ottocento. Tuttavia, inizialmente il
museo non ebbe una sede precisa. La trovò solo nel 1911,
in
via Maqueda, presso la casa dei Padri Teatini, dove era collocato il
Gabinetto di Storia Naturale. L’edificio in seguitò registrò dei
seri danni, sia dovuti al terremoto del 1941, che, due anni dopo, a
causa dei bombardamenti su Palermo, durante la seconda guerra
mondiale. Nell’impossibilità di una seria
ristrutturazione, nel
1965, il museo venne chiuso. Il prezioso materiale, che lo
sostanziava, finì repertato, in numerosi scatoloni chiusi in un
magazzino. La situazione si sbloccò solo nel 1970, quando
l'Istituto di Geologia dell’università trovò una nuova sede in corso
Tukory, dove ancora oggi è posto. Unitamente all’istituto anche la
collezione museale venne trasferita. L’intero piano terra si
trasformò nel museo attuale. Ciononostante, la struttura andava
doverosamente allestita.
Il paleontologo Enzo Burgio
nominato direttore del Museo nel 1975, si applicò alla
rinascita del museo. Tre anni più tardi, nel 1978, l’esposizione fu
riaperta al pubblico. Tuttavia, un continuo miglioramento
caratterizzò la vita del museo, sotto la
direzione di Enzo
Burgio, concludendosi nel 1985, quando nel palazzo trovò
collocazione anche la sezione del nuovo Dipartimento di Geologia e
Geodesia. Nel vecchio edificio di via Maqueda, oggi si trova la
Facoltà di Giurisprudenza dell’università di Palermo.
Sale del museo
Nella sala, denominata oggi
Enzo Burgio (il suo
vecchio direttore), posta al piano terra, sono esposti
fossili trovati in Sicilia, che coprono un periodo
temporale che va dal
Permiano al quaternario. Si inizia con reperti, ritrovati nella
Valle del Sosio, di una antica scogliera corallina, poi
si passa ad una serie
di rare Ammoniti, per poi arrivare a fossili di denti di
squalo gigante (dell’era
cenozoica). Al quaternario, invece, appartengono i fossili ritrovati
a Monte Pellegrino. Tra i reperti più eccezionali che appartengono
al museo vi sono quelli dell'isola Ferdinandea. Quest’ultima emerge
dal mare assai raramente. I fossili del museo sono stati rinvenuti,
nel 1831, da Carlo Gemmellaro, il padre di
Gaetano Giorgio. I fossili umani vengono conservati in una sala
apposita, detta “dell’uomo”.
Tra i più significativi
quelli di una donna
risalente al Paleolitico superiore, ribattezzata "Thea",
Venne ritrovata nella
Grotta di San Teodoro. Una sala a parte del museo è quella
degli elefanti. Pochi sanno del ritrovamento in Sicilia di numerosi
fossili di elefante nano. Il museo, infatti, ospita, tra
gli altri,
un reperto
completo di Elephas mnaidriensis-
Nella Sala dei cristalli
sono repertati minerali
assai antichi. Tra
questi:
calcite, aragonite, celestina, salgemma, gesso, e zolfo. Per lo più sono
datati al Messiniano,
l'ultimo dei
piani (sono sei) in cui viene frazionato il Miocene,
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