Per
molto tempo il museo mineralogico di Caltanissetta ha fatto parte
dell’omonima scuola, sita in via Berengario Gaetani, in un palazzo a
tre pian. Entrambe le istituzioni furono fondate da Sebastiano
Mottura. Dal 2012, però, il museo è ospitato in una costruzione
moderna, limitrofa alla scuola, appositamente edificata. Il nuovo
museo è stato realizzato e inaugurato nel 150º anniversario della
loro fondazione. Essenzialmente il museo espone fossili e
minerali, come le altre strutture palermitane. Tuttavia, esso si
caratterizza per una esposizione permanente riguardante il lavoro e
la tecnologia che vennero utilizzate nelle miniere ottocentesche di
zolfo in Sicilia.
Sebastiano
Mottura,
ingegnere, fondò, nel
1862, a
Caltanissetta, l’istituto minerario, che oggi porta il suo nome. Lo
diresse dal 1868 al 1875. Fu lui, in particolare a dare vita
al museo-laboratorio didattico della scuola stessa. In esso Mottura
riversò un ingente patrimonio di minerali da lui ritrovati nella sua
vita di geologo. A questi si aggiunsero i minerali provenienti dalle
miniere di zolfo della Sicilia allora contemporanea, riguardante
tutto il comprensorio minerario-zolfifero dell’isola. Numerose,
anche furono le donazioni da parte di ex allievi della scuola
nissena. Attualmente il museo vanta una delle collezioni museali
mineralogiche più ampie, belle e interessanti. Il patrimonio
nisseno, infatti conta, tra minerali e fossili,
ben 2.500 minerali e oltre 1.500 fossili. Questi ultimi
coprono un periodo che va dal Siluriano al Quaternario. Tra i
campioni di
zolfo, rocce e fossili, è esposta
anche una particolare collezione di macro fossili.
Lo
zolfo siciliano
La sezione del museo Mottura che
riguarda l’attività estrattiva avvenuta nel XIX secolo in Sicilia, è
quasi un’esclusiva del museo nisseno. Oltre a numerosissime
fotografie dell’epoca, grafici e approfondimenti, che riguardano
quel periodo storico, così particolare, si possono ammirare molti
oggetti e reperti provenienti dalle stesse miniere. Così, in mostra,
non vi sono solo piccoli strumenti, ma in particolare,
, i vagoncini per il movimento del minerale estratto,
i castelletti di estrazione e i forni Gill, per la depurazione.
Dell’esposizione, tempo fa, ne faceva parte anche la piccola campana
della chiesetta, che faceva parte della miniera di Trabia e
Tallarita (oggi restituita, una volta restaurata).
Si può pensare che i minerali
estratti dalle zolfare siciliane dell’Ottocento, siano
esclusivamente di zolfo. In verità l’attività estrattiva delle
vecchie miniere investì un vasto territorio sotto il profilo
geologico. Così vi è una poliedricità
di minerali. Non solo, ma questi comprendono diverse forme e
strutture, raggruppate, a volte, tra loro, come anche trasparenze e
fantasiosi cristalli.
Se l’edificio del nuovo museo è di
proprietà della Provincia regionale di Caltanissetta, la conduzione
e organizzazione è affidata alla scuola di Mottura. La stessa
gestisce
le attività museali. Il tutto facendo capo al
proprio personale. Ogni anno si svolge nell’istituto una
manifestazione-scambio nel settore mineralogico.
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