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Pantalica e i siti siciliani dell’UNESCO 

L'UNESCO e i siti Patrimonio dell'Umanità
Siti siciliani dell'UNESCO
Le necropoli di Pantalica
Riserva naturale di Pantalica
La Sortino del miele e dei dolci
Ferla e le sue chiese
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SITI SICILIANI DELL'UNESCO
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PANTALICA
     E I SITI SICILIANI DELL'UNESCO

        Dalle necropoli di Pantalica al
    Barocco siciliano della Val di Noto,
    i siti siciliani Patrimonio dell’umanità
    UNESCO offrono un ventaglio
    storico molto ampio. La loro visita
    regala sensazioni stupefacenti.
    E poi c’è tutto il resto…

   

    Le Necropoli di Pantalica

     
     

 

 

Foto di alcune grotticelle a Pantalica

Clemensfranz -  
Foto da Wikimedia Commons

 






 

Nel comune di Sortino, in provincia di Siracusa, è localizzata l’area della Necropoli Rupestre di Pantalica, che fa parte dell’omonima riserva naturale. Unitamente alla città di Siracusa, la necropoli è stata insignita, nel 2005, del titolo di Patrimonio dell'Umanità formulato dall'UNESCO. Per le sue particolarità, infatti, essa rappresenta un bene storico-archeologico, speleologico e paesaggistico, unico al mondo.
La preziosa area è situata su un altopiano, caratterizzato da scoscesi canyon, che si sono formati nei millenni, dal corso di due fiumi: l'Anapo e il Calcinara. Queste vallate, scavate nella roccia, sono chiamate, proprio, Valle dell’Anapo. La zona, molto rustica e impervia, molto suggestiva, è protetta dalla nella Riserva naturale orientata Pantalica, Valle dell'Anapo e Torrente Cava Grande. Il complesso è visitabile grazie a dei sentieri che vi si inerpicano, giungendo al corso dell’Anapo. Vi sono principalmente due direttrici: dal lato di Sortino e dal lato di Ferla
, collegate, comunque, tra di loro.
L’area della necropoli di Pantalica fu riportata alla luce grazie alle prime ricerche e ai primi scavi condotti dall’archeologo
Paolo Orsi verso la fine dell’Ottocento.

L’area, secondo alcune teorie storiche, sarebbe stata popolata a partire dalla
prima metà del XIII secolo a.C. In quel periodo, infatti, le popolazioni che abitavano sulla costa, a causa delle prime invasioni di Siculi e diverse genti d’origine italica, cercarono rifugio e protezione, spostandosi verso l’interno. L’area di Pantalica, facilmente difendibile, divenne sede, così, di un grosso insediamento di queste popolazioni autoctone.
Percorrendo lo sviluppo storico dell’area, si hanno le prime notizie legate al regno del re Hyblon. Questo avrebbe concesso parte della zona costiera
ai primi megaresi, allora capeggiati da tale Lamis, i quali vi fondarono Megara Iblea (era il 728 a.C.). Nei pressi fu fondata anche la polis di Siracusa. Quest’ultima nel suo sviluppo espanse il suo dominio verso l’interno, fondando, tra le altre, Akrai nel 664 a.C. Il controllo dell’altopiano di Pantalica da parte dei siracusani determinò la fine di questo “regno”. Di questa epoca rimangono i ruderi del Palazzo del principe detto Anaktoron. Le vestigia più eclatanti di questi primi insediamenti  sono le 5000 tombe a grotticella artificiale, tutte scavate nella roccia, appartenenti ad un’enorme necropoli.
Nel corso del tempo, l’area, non fu più abitata. Solo agli inizi del Medioevo, soprattutto in epoca bizantina, si registrano nuovi stanziamenti. Tali furono dovuti alla paura frustrante delle popolazioni costiere di fronte ai continui assalti dei barbari, dei pirati e successivamente degli arabi. All’ epoca bizantina, infatti, risalgono i resti di abitazioni scavate nella roccia e delle grotte rupestri ad uso sacro, come quella della Grotta del crocifisso, di San Nicolicchio e di San Micidiario.

In effetti, nel vastissimo territorio dell’altopiano di Pantalica non esiste “una” necropoli, ma diverse. Esiste, ad esempio, l’antica  necropoli detta di Nord-Ovest (XII-XI secolo a.C.), la necropoli della Cavetta (IX-VIII secolo a.C)  e la più grande necropoli a Nord (XII-XI secolo a.C.), ma, anche, la necropoli di Filiporto, una tra le più recenti e molto estesa, formata da un migliaio di tombe (IX-VIII secolo a.C.).
Nella necropoli della Cavetta  sono, inoltre, presenti i resti di abitazioni d’epoca bizantina.

Vincenzo Consolo, in uno dei suoi libri, Le pietre di Pantalica,  trasforma l'altopiano siciliano in una metafora del cammino dell’umanità.

L’Anaktoron
Sempre nel territorio dell’altopiano è presente l’acropoli, di cui rimane l’Anaktoron di Pantalica. E’ un edificio megalitico formato da grossi blocchi  di fondazione che perimetrano stanze rettangolari, sullo stile delle costruzioni micenee. Risalirebbe al periodo più antico, e cioè al XII-XI secolo a.C. Venne utilizzato (e modificato) anche in epoca bizantina. Di esso, però, rimangono solo le fondazioni.

 
 

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