Pur essendo il
comune di Ferla un piccolo paese di circa 2600 abitanti, esso ha una
storia molto antica. Sin dal periodo preistorico (sulla
collina detta “Castello”)
e successivamente
quello greco-romano, l’area presenta testimonianze archeologiche
significative.
Tucidide, storico
romano, riporta delle notizie relative ad un certo "Castel
di Lega", che potrebbe riferirsi proprio alla zona di Ferla e
Pantalica. In effetti, la presenza costante di una comunità umana in
questi luoghi viene confermata da piccoli ritrovamenti archeologici.
Ad esempio, nella zona del piano di San Sebastiano vi sono tracce
che risalgono agli anni della evangelizzazione cristiana.
Il
nome del comune "Ferla" appare per la prima volta nei documenti nel
1269. Ferla deriva da “ferula”, il nome di un alberello molto
diffuso nel suo territorio. La leggenda vuole che gli fu dato (in
riferimento alla pianta) da numerosi emigranti che vi si
insediarono, provenienti dalla vicina Piazza Armerina. L’alberello
di ferula è presente, tuttora, nello stemma comunale.
A tutti
gli effetti, quindi, Ferla, come Sortino, comincia ad “esistere” in
periodo medievale. Il centro storico viene delineandosi quando
l’area entra a far parte della Baronia di Goffredo, figlio del conte
Ruggero il normanno. Da allora, la proprietà della baronia passò di
mano tra varie famigli nobili. Nel 1625 divenne marchesato, che
venne detenuto da Giuseppe Rau e Grimaldi
da Noto.
Il terremoto del 1693 è un
momento di cesura importantissimo per tutti i paesi della Val di
Noto, che furono spazzati via dal sisma. Una terribile ferita che
comportò la distruzione pressoché totale degli abitati, ma,
soprattutto degli abitanti. Nella sola piccola Ferla morirono ben
800 persone. Nel momento della ricostruzione vennero prese drastiche
decisioni. Spesso gli antichi centri storici vennero abbandonati, in
favore di luoghi più sicuri con urbanistiche geometricamente più
regolari. L’antico centro medievale di Ferla, che si distendeva
soprattutto in un area particolarmente scoscesa, non fu più
ricostruito. Il paese venne eretto più a nord. Lo stile
architettonico prescelto: quello del barocco siciliano
(l’architettura moderna di allora). Tale scelta fu anche la
“fortuna” dell’intera Val di Noto, se oggi proprio per questa
l’intera area del sud-est siciliano è Patrimonio dell’Umanità.
La Chiesa di San Sebastiano
Eretta nel
1481, la Chiesa di San Sebastiano a Ferla fu completamente distrutta
e ricostruita dopo il terremoto del 1693. E’ la più grande del
paese. Sul suo prospetto principale, si trova il gruppo plastico
realizzato da Michelangelo Di Giacomo, che raffigura il Santo
attorniato da due soldati e due mori, che reggono l’architrave
dell’ingresso. L’interno settecentesco è a tre navate. Al suo
interno sono custodite reliquie di San Giovanni Battista, San
Sebastiano, Santa Lucia e Santo Stefano.
La Chiesa di Sant'Antonio Abate
Anche questa chiesa subì lo stesso destino della Chiesa di San
Sebastiano. Era stata costruita nel Cinquecento nella parte bassa di
Ferla, nel vecchio centro storico del paese. Riedificata dopo il
terremoto, fu spostata nel nuovo abitato e posta nell’area a
sud-ovest dei quattro canti. La facciata è, chiaramente, in stile
barocco, simile a quelle costruite dal Gagliardi. Divisa in tre
partizione concave, non utilizza la soluzione della facciata-torre,
molto cara all’architetto, ma le due partizioni esterne si
concludono con due torri campanarie distinte architettonicamente dal
resto del prospetto. La torre campanaria di sinistra cadde con il
terremoto del 1908. La ricostruzione della chiesa il terremoto
avvenne molto lentamente. Fu impigato circa mezzo secolo. A
differenza della Chiesa di San Sebastiano, Saant’Antonio è a croce
greca, e misura 33 metri per ogni asse. La decorazione barocca
dell’interno è, come d’uso in questo stile, molto carica di stucchi,
decorazioni e affreschi. Questi furono realizzati dal Crestadoro.
Nella lunetta principale della cupoletta ottagonale, è raffigurato
il trionfo di S. Antonio. All’interno del tempio sacro sono
conservate diverse sculture settecentesche, raffiguranti Santi molto
cari ai ferlesi.
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