6/9

Pantalica e i siti siciliani dell’UNESCO 

L'UNESCO e i siti Patrimonio dell'Umanità
Siti siciliani dell'UNESCO
Le necropoli di Pantalica
Riserva naturale di Pantalica
La Sortino del miele e dei dolci
Ferla e le sue chiese
Feste religiose a Ferla
SITI SICILIANI DELL'UNESCO
Acropoli di Agrigento
Villa romana a Piazza Armerina
Isole Eolie
La Val di Noto - Ragusa
La Val di Noto - Noto
La Val di Noto -  Modica
La Val di Noto - Caltanissetta
Siracusa
Il vulcano Etna

Video su Pantalica
Video su Sortino e Ferla
INDIETRO
 
     
     
         
     
PANTALICA
     E I SITI SICILIANI DELL'UNESCO

        Dalle necropoli di Pantalica al
    Barocco siciliano della Val di Noto,
    i siti siciliani Patrimonio dell’umanità
    UNESCO offrono un ventaglio
    storico molto ampio. La loro visita
    regala sensazioni stupefacenti.
    E poi c’è tutto il resto…

   

    Ferla e le sue chiese

     
     

 

 

Chiesa di Sant'Antonio Abate a Ferla

Sebastiano Puccio 
Foto da Wikimedia Commons

 






 

Pur essendo il comune di Ferla un piccolo paese di circa 2600 abitanti, esso ha una storia molto antica. Sin dal periodo preistorico (sulla collina detta “Castello”) e successivamente quello greco-romano, l’area presenta testimonianze archeologiche significative. 
Tucidide, storico romano, riporta delle notizie relative
ad un certo "Castel di Lega", che potrebbe riferirsi proprio alla zona di Ferla e Pantalica. In effetti, la presenza costante di una comunità umana in questi luoghi viene confermata da piccoli ritrovamenti archeologici. Ad esempio, nella zona del piano di San Sebastiano vi sono tracce che risalgono agli anni della evangelizzazione cristiana.

Il nome del comune "Ferla" appare per la prima volta nei documenti nel 1269. Ferla deriva da “ferula”, il nome di un alberello molto diffuso nel suo territorio. La leggenda vuole che gli fu dato (in riferimento alla pianta) da numerosi emigranti che vi si insediarono, provenienti dalla vicina Piazza Armerina. L’alberello di ferula è presente, tuttora, nello stemma comunale.

A tutti gli effetti, quindi, Ferla, come Sortino, comincia ad “esistere” in periodo medievale. Il centro storico viene delineandosi quando l’area entra a far parte della Baronia di Goffredo, figlio del conte Ruggero il normanno. Da allora, la proprietà della baronia passò di mano tra varie famigli nobili. Nel 1625 divenne marchesato, che venne detenuto da Giuseppe Rau e Grimaldi da Noto.

Il terremoto del 1693 è un momento di cesura importantissimo per tutti i paesi della Val di Noto, che furono spazzati via dal sisma. Una terribile ferita che comportò la distruzione pressoché totale degli abitati, ma, soprattutto degli abitanti. Nella sola piccola Ferla morirono ben 800 persone. Nel momento della ricostruzione vennero prese drastiche decisioni. Spesso gli antichi centri storici vennero abbandonati, in favore di luoghi più sicuri con urbanistiche geometricamente più regolari. L’antico centro medievale di Ferla, che si distendeva soprattutto in un area particolarmente scoscesa, non fu più ricostruito. Il paese venne eretto più a nord. Lo stile architettonico prescelto: quello del barocco siciliano (l’architettura moderna di allora). Tale scelta fu anche la “fortuna” dell’intera Val di Noto, se oggi proprio per questa l’intera area del sud-est siciliano è Patrimonio dell’Umanità.


La Chiesa di San Sebastiano
Eretta nel 1481, la Chiesa di San Sebastiano a Ferla fu completamente distrutta e ricostruita dopo il terremoto del 1693. E’ la più grande del paese. Sul suo prospetto principale, si trova il gruppo plastico realizzato da Michelangelo Di Giacomo, che raffigura il Santo attorniato da due soldati e due mori, che reggono l’architrave dell’ingresso. L’interno settecentesco è a tre navate. Al suo interno sono custodite reliquie di San Giovanni Battista, San Sebastiano, Santa Lucia e Santo Stefano.

La Chiesa di Sant'Antonio Abate
Anche questa chiesa subì lo stesso destino della Chiesa di San Sebastiano. Era stata costruita nel Cinquecento nella parte bassa di Ferla, nel vecchio centro storico del paese. Riedificata dopo il terremoto, fu spostata nel nuovo abitato e posta nell’area a sud-ovest dei quattro canti. La facciata è, chiaramente, in stile barocco, simile a quelle costruite dal Gagliardi. Divisa in tre partizione concave, non utilizza la soluzione della facciata-torre, molto cara all’architetto, ma le due partizioni esterne si concludono con due torri campanarie distinte architettonicamente dal resto del prospetto. La torre campanaria di sinistra cadde con il terremoto del 1908. La ricostruzione della chiesa il terremoto avvenne molto lentamente. Fu impigato circa mezzo secolo.
A differenza della Chiesa di San Sebastiano, Saant’Antonio è a croce greca, e misura 33 metri per ogni asse. La decorazione barocca dell’interno è, come d’uso in questo stile, molto carica di stucchi, decorazioni e affreschi. Questi furono realizzati dal Crestadoro. Nella lunetta principale della cupoletta ottagonale, è raffigurato il trionfo di S. Antonio. All’interno del tempio sacro sono conservate diverse sculture settecentesche, raffiguranti Santi molto cari ai ferlesi.

 
 

HOME