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Pantalica e i siti siciliani dell’UNESCO 

L'UNESCO e i siti Patrimonio dell'Umanità
Siti siciliani dell'UNESCO
Le necropoli di Pantalica
Riserva naturale di Pantalica
La Sortino del miele e dei dolci
Ferla e le sue chiese
Feste religiose a Ferla
SITI SICILIANI DELL'UNESCO
Acropoli di Agrigento
Villa romana a Piazza Armerina
Isole Eolie
La Val di Noto - Ragusa
La Val di Noto - Noto
La Val di Noto -  Modica
La Val di Noto - Caltanissetta
Siracusa
Il vulcano Etna

Video su Pantalica
Video su Sortino e Ferla
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PANTALICA
     E I SITI SICILIANI DELL'UNESCO

        Dalle necropoli di Pantalica al
    Barocco siciliano della Val di Noto,
    i siti siciliani Patrimonio dell’umanità
    UNESCO offrono un ventaglio
    storico molto ampio. La loro visita
    regala sensazioni stupefacenti.
    E poi c’è tutto il resto…

   

    La Sortino del miele e
    dei dolci

     
     

 

 

Sortino (SR), Chiesa Madre San Giovanni Evangelista(XVIII sec.)

Azotoliquido -
Foto da Wikimedia Commons

 
 






 

Il comune di Sortino (di 9000 abitanti circa), fa parte della provincia di Siracusa, da cui dista 30 chilometri. Posto sui Monti Iblei, nell'alta valle dell'Anapo, il paese di Sortino ha in comune con quello di Ferla la raggiungibilità dell’area di Pantalica. Ricostruite dopo il terremoto del 1693, in stile Barocco siciliano (come tutta la Val di Noto), Sortino e Ferla sono due bellissime porte alla suggestività delle vallate incise dall’Anapo nell’altopiano di Pantalica.

Come abbiamo visto, dista pochi chilometri dalle necropoli di Pantalica. Qui si trovano 5000
grotticelle, scavate nella roccia da generazioni di ominidi (alcuni azzardano persino da uomini di Neanderthal), sicuramente nel periodo del Paleolitico e del Neolitico. In epoca protostorica, gli abitanti della zona, trasformarono le piccole grotte in una immensa necropoli, la più estesa in tutto il bacino del Mediterraneo.
Tuttavia, il paese di Sortino ebbe origine con certezza solo nel Medioevo. Le vicende di Sortino si legarono, infatti, con il feudo e le diverse famiglie nobiliari che lo possedettero. Si inizia dai Moncada, per passare ai duchi di Modica e, infine alla famiglia dei Gaetani Baroni, provenienti dalla Toscana. Questi tennero Sortino per circa tre secoli, e furono tra i maggiori fautori della ricostruzione del paese sulla collina Aita, dopo il disastroso terremoto del 1693, che mise in ginocchio tutta la Sicilia del sud-est.

Il miele e la cucina sortinese
Tra le attività principali dei sortinesi vi è, senz’altro, quella della produzione del miele. Famoso già ai tempi dei romani, il miele dei Monti Iblei è una specialità assolutamente tipica dei luoghi. A Sortino i maestri mielai producono da sempre vari tipi di miele. Oltre al “mille fiori”, comune un po’ ovunque, si produce quello di timo, di eucalipto e di zagara. La stessa gastronomia dell’area è molto influenzata dall’uso di questo ingrediente. Tra i dolci delle feste troviamo i piretti (biscotti duri fatti con farina, miele e mandorle), le sfingi (pasta lievitata, fritta e addolcita con miele), i sanfurricchi (caramelle di miele cotto). Sempre caratteristico della zona è un rarissimo liquore di miele denominato “il liquore dei mielai” (in siciliano "spiritu re fascitrari"). Nasce come prodotto di risulta della lavorazione del miele, acquisendo nel tempo, a causa di una ricetta conosciuta da pochi, il gusto della rarità.  
Sempre tra i dolci propri della gastronomia del luogo è la focaccia sortinese, ripiena di fichi e nepeta (pianta aromatica), che tutti conoscono, ma che è raramente commercializzata.
Tra le ricette popolari, tipiche della provincia siracusana, vi è il pizzolo. Sostanzialmente è una pizza rotonda di 20 centimetri di diametro che viene farcita con vari prodotti o salati o dolci. Originariamente, molto diffusa tra i contadini, era farcita con verdure varie. Oggi vi vengono associati salumi, verdure, formaggi, carne, a scelta (nella versione salata), o ripiene di crema al pistacchio, crema al cioccolato, ricotta e miele (nella versione dolce).Il pizzolo si serve nelle pizzerie della provincia o in tipiche “pizzolerie”.

 
 
 
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