Se il Teatro latino ha nei suoi primordi
carattere sacro, come quello greco, le rappresentazioni a Roma non
avevano carattere o tematiche religiose, ma profano. Tant’è che i
latini si distinsero più per la satira che per la tragedia, a
differenza del teatro greco, nonostante il potere tenesse sotto
controllo quella politica. D’altra parte, partendo da origini
pressoché barbare, la società romana si distinse soprattutto per
spettacoli rustici e violenti. La mancanza di una ceto medio, e le
caratteristiche della composizione sociale, da una parte i patrizi,
con costumi viziosi e brutali, e dall’altra la plebe, moralmente
degradata e proveniente dalle diverse parti dell’impero (quindi con
una erudizione variegata), non permisero lo sviluppo di un teatro
culturalmente all’altezza di quello greco. Anche se possiamo
annoverare autori del calibro di Andronico, Plauto, Cecilio,
Terenzio, a dispetto di Novio e Seneca, il teatro romano, se
vogliamo per certi versi raffinato, non decollò mai. A proposito
della società romana lo stesso Sallustio scrive: " Rapinare,
divorare, far mercato dei propri beni, desiderare quelli degli
altri, calpestare l'onore, la decadenza di qualsiasi pudore, tale fu
la vita dei giovani romani." (Trimalcione, dal Satyricom di
Petronio) Le prime forme della satira romana furono la Farsa e
l’Atellana. Più tardi si arrivò, verso il III secolo a. C. , a
qualcosa di simile al modello greco. In questo periodo si
distinsero: Plauto, che si basava su rappresentazioni con parodie e
vis comica (la commedia motoria) e Terenzio, con una
satira sui caratteri e meditativa (la commedia stataria).
Il teatro romano era diviso in:
la commedia di modello romano
(la fabula togata) la commedia di modello greco (la fabula
palliata, da pallium, mantello) la tragedia di modello
romano (la fabula praetexta) la tragedia di modello greco (la
fabula cothurnata)
L'Atellana Sempre
nel III secolo a.C., si affermarono a Roma le Atellane (dal nome
della citta' di Atella, in Campania). Opere teatrali caratterizzate
da maschere e costumi, per lo più improvvisate, che influenzarono la
commedia dell’arte e, in generale, il teatro europeo. Solo nel 90
d.C., Pompomio e Novio condussero il genere farsesco ad una forma
letteraria reale. L’Atellana romana era sul tipo del dramma
satiresco in Grecia. Poiché le maschere definivano i personaggi in
scena, questi erano differenziati sul carattere, come il
mangione, il gobbo e furbo, il vecchio sciocco ( Maccus, Manducus,
Dossenus, Pappus).
Nelle commedie di Terenzio, Plauto e
Cecilio (di tipo fabula palliata) i mimi e le pantomime presero
piede nelle rappresentazioni comiche, ciò dovuto anche ad una
osservazione critica attenta e approfondita.
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